“Votali!”: la catena del favore che soffoca la voce nelle aree interne
Quando mi chiedono qui a Montella “Ma tu ce l’hai col sindaco?”, la mia risposta
è spesso: “Quale dei tanti?”
Vorrei fare una precisazione che a volte non è così scontata: è importante
distinguere sempre tra la sfera personale di un individuo e il ruolo
istituzionale che ricopre. Non si ha nulla contro la vita privata di nessuno,
tantomeno di chi ricopre cariche pubbliche; ognuno è libero di vivere come
desidera. Le critiche si sono concentrate sulle azioni politiche e sulle scelte
amministrative, mai sulla persona in quanto tale.
Ho manifestato il mio disaccordo su alcune decisioni, è vero, ma ho sempre
cercato di farlo con equilibrio e rispetto. Ciò dovrebbe bastare a dimostrare
che non si tratta di un’avversione individuale. Se l’ostilità prende il
sopravvento, infatti, è difficile mantenere la razionalità e il rispetto nel
giudizio; l’emozione soffoca la logica, trasformando un’analisi costruttiva in
un attacco fine a se stesso.
Quindi, no, non ho un problema con un sindaco specifico. Semplicemente, come
cittadino ed elettore, non mi sento rappresentato dall’attuale classe politica,
che sia nel mio paese, a livello provinciale, regionale o nazionale. Il dissenso
nasce da una percezione di mancata rispondenza tra le azioni politiche e le
legittime aspettative di equità, responsabilità e buona amministrazione. Non
deriva da animosità verso chi detiene cariche pubbliche.
Tornando alla domanda iniziale, trovo sia una sconfitta comune dover
giustificare certe affermazioni. Oggi, dove il confine tra un tweet e una
dichiarazione di guerra sembra assottigliarsi, poter esprimere il proprio
pensiero sulla politica – soprattutto se con pacatezza e costruttività – sui
social dovrebbe essere la norma. Invece, specie nei contesti di paese dove tutti
si conoscono, questo è solitamente percepito come un’offesa personale.
E proprio in tale dinamica si annida uno dei mali più profondi delle nostre
comunità, specialmente nelle aree interne: la dipendenza dal politico-padrone di
turno. Vuoi un lavoro per tuo figlio? Ti serve una visita specialistica? Hai una
pratica ferma in Comune? Ti occorre una “spintarella” per un concorso, per il
negozio o magari un incarico con affidamento diretto? La risposta è sempre la
stessa: “Votali!”. E così, il paese resta incatenato in un ciclo perverso di
favori e ricatti, dove la libertà di espressione e di scelta è soffocata dalla
necessità o dalla paura di rimanere ai margini.
Redazione Italia