Lettera di 88 premi Nobel alle organizzazioni internazionali
In una lettera scritta a nome di 88 premi Nobel e inviata a istituzioni
internazionali, si afferma che l’appello alla pace di Abdullah Öcalan
rappresenta un raggio di speranza in un periodo di crescenti conflitti in tutto
il mondo, e si chiede il sostegno internazionale per la sua liberazione.
I premi Nobel Jody Williams e Shirin Ebadi, in rappresentanza di 88 premi Nobel
in diversi campi, hanno scritto una lettera a sostegno del Processo di pace e
società democratica avviato dal leader del popolo curdo Abdullah Öcalan e ne
hanno chiesto la liberazione.
La lettera è stata inviata al Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, alla
Corte europea dei diritti dell’uomo, al Comitato europeo per la prevenzione
della tortura e dei trattamenti inumani o degradanti (CPT) e al Comitato per i
diritti umani delle Nazioni Unite.
La lettera recita quanto segue:
L’appello del 27 febbraio di Abdullah Öcalan per la”Pace e una società
democratica” ha ricevuto ampio sostegno internazionale, mentre continuano a
essere avanzate richieste per la sua liberazione. Negli ultimi anni, premi Nobel
di una vasta gamma di discipline hanno espresso il loro continuo sostegno alla
libertà di Öcalan, esprimendo preoccupazione per la sua detenzione in corso e
per le condizioni in cui continua a essere detenuto.
A tal fine, in due occasioni sono state inviate lettere firmate da decine di
premi Nobel a istituzioni internazionali e al presidente turco Erdogan. Alla
luce dell’attuale processo, e per esprimere sostegno all’insistenza di Öcalan
sulla possibilità di pace e di politiche democratiche, nonché per la sua
liberazione, 88 premi Nobel hanno sottoscritto la seguente lettera alle
istituzioni internazionali.
È stata inoltre nuovamente inviata una lettera al presidente Erdogan, chiedendo
l’adozione di misure concrete per la risoluzione della questione curda. Questa
iniziativa non sarebbe stata possibile senza l’eccezionale supporto e la
leadership del premio Nobel Jody Williams (1997) e di Shirin Ebadi.
L’appello di Ocalan è un faro di speranza
Noi sottoscritti Premi Nobel esprimiamo il nostro sostegno all’appello alla pace
del leader curdo Abdullah Öcalan e la nostra costante preoccupazione per le
condizioni in cui è stato detenuto durante i suoi 26 anni di prigionia. In un
periodo di crescente conflitto in tutto il mondo, l’appello di Öcalan per la
pace e la democrazia in Turchia rappresenta un faro di speranza per i popoli
della regione. In quanto entità europee e internazionali incaricate di
promuovere e proteggere i diritti umani e prevenire la tortura, i decenni di
prigionia di Öcalan non sono una novità per voi. I Premi Nobel vi hanno anche
scritto in diverse occasioni in merito alla prigionia di Öcalan e di altri
prigionieri politici in Turchia.
Torniamo a scrivervi a causa dei significativi sviluppi nel processo di pace
turco-curdo e del caso di Öcalan. Il 27 febbraio 2025, Öcalan ha lanciato un
appello per “pace e una società democratica”, chiedendo un cessate il fuoco, la
deposizione delle armi, la convocazione di un congresso per discutere lo
scioglimento del PKK e una soluzione politica democratica alla questione curda.
Nel suo appello, sottolinea l’importanza di rafforzare la fraternità tra i
popoli della Turchia e il suo impegno a facilitare il processo di pace.
L’appello di Öcalan si inserisce nello spirito di fraternità e pace, come
sottolineato con forza da Alfred Nobel. Come Premi Nobel, riconosciamo e
sosteniamo questa iniziativa. Nel contesto della ripresa dei negoziati di pace,
e in quanto legittimo rappresentante politico e leader del popolo curdo, Öcalan
deve essere libero e autorizzato a partecipare pienamente al processo di pace da
lui avviato, e quindi a comunicare liberamente con i suoi avvocati, il suo
partito e tutti gli attori coinvolti in questo processo.
La preoccupazione dei Premi Nobel che hanno firmato questa lettera aperta nasce
dall’apparente mancanza di sforzi significativi compiuti dalle entità europee
qui interpellate, così come dal Comitato per i Diritti Umani delle Nazioni
Unite, a suo favore. Sebbene i diritti di Öcalan siano garantiti dalla
Costituzione turca e dalla legislazione nazionale, dagli statuti e dai
regolamenti dell’Unione Europea e dal diritto internazionale, nulla di tutto ciò
sembra avere importanza.
Invitiamo tutti questi organismi ad adempiere ai propri obblighi in materia di
tutela dei diritti di Abdullah Öcalan. Invitiamo il Comitato dei Ministri del
Consiglio d’Europa a garantire l’attuazione della decisione della CEDU del 2014
contro le condanne all’ergastolo aggravate e sul “diritto alla speranza”.
L’appello di Öcalan alla pace ha ricevuto un ampio sostegno internazionale, dal
Segretario Generale delle Nazioni Unite, a quasi una dozzina di governi
nazionali, ai membri del Parlamento europeo e alle organizzazioni della società
civile in tutto il mondo.
Lo stesso presidente Erdogan ha riconosciuto che l’unica via per la pace tra il
popolo turco e quello curdo è il dialogo e il negoziato con Abdullah Öcalan,
come dimostrato durante i colloqui di Oslo (2009-2011) e il processo di Imrali
(2013-2015). Chiediamo il rilascio di Öcalan e che gli venga data piena e
incondizionata opportunità di partecipare al processo di pace.
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