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Riscoprendo la falce d’oro tra campi stellati. Il libro della Luna, di Fatoumata Kébé
RISCOPRENDO LA FALCE D’ORO TRA CAMPI STELLATI Il libro della Luna ✏ Fatoumata Kébé 26 Settembre 2021/di Adele Akinyi Manassero CATEGORIE: Libreria  / Saggistica Tempo di lettura: 5 minuti * Il libro della Luna. Storia, miti e leggende, Fatoumata Kébé, Blackie Edizioni, 2021, traduzione dal francese di Chiara Manfrinato. Non parliamo molto spesso di saggistica su Afrologist, ma questa settimana mi piacerebbe parlarvi di un’opera che mi ha risvegliato i sensi, assopiti in questo settembre ormai finito: Il libro della Luna. Storia, miti e leggende (Blackie Edizioni, 2021) dell’astrofisica e astronoma francese Fatoumata Kébé. Non si dovrebbero mai giudicare i libri dal titolo e dalla copertina, ma ammetto che sono stati proprio questi due elementi a colpire la mia attenzione. Il primo per la sua semplicità evocativa che mi ha riportato per associazione alla cosmicomica La distanza della Luna di Calvino. La copertina invece, per il foro circolare che lascia intravedere la Luna calante come da un’oblò. Ancor prima di sapere che genere di libro fosse, mi sono ritrovata con la fantasia su una nave in mezzo all’oceano a contemplare il cielo. «LA LUNA È ALL’ORIGINE DI TUTTI I MITI E DI TUTTE LE RELIGIONI, PERCHÉ ESISTE DA SEMPRE, PERCHÉ L’UOMO LA OSSERVA DA SEMPRE. E DA QUANDO ESISTE L’UOMO, LA LUNA È SEMPRE LA STESSA: PERENNE, RASSICURANTE, MA ANCHE INQUIETANTE. CAMBIA FORMA, COLORE, FA SOLLEVARE GLI OCEANI, CRESCERE LE PIANTE, DANZARE I FOLLETTI. HA UNA FACCIA NASCOSTA.» Il libro della Luna è un saggio scientifico divulgativo che ripercorre in brevi e semplici capitoli tutti gli aspetti astronomici legati al nostro satellite, dalle ipotesi della sua nascita ai moti, le sue fasi e le eclissi, il calcolo del tempo e così via. Tratteggia l’influsso della Luna sulla Terra, gli animali e gli esseri umani. Ed accompagna spiegazioni scientifiche al racconto di leggende, credenze e miti che diverse popolazioni del mondo dal Paleolitico ad oggi hanno associato a questo corpo celeste nelle loro cosmologie, religioni e scienze. Come nella miglior tradizione divulgativa astronomica, l’autrice ha incorniciato ogni capitolo con titoli poetici che parlano da soli come: Conoscere la Luna per conoscere noi stessi, Una falce d’oro tra i campi stellati (citazione a Victor Hugo in La leggenda dei secoli), La leggenda del corpo senza testa e il mio preferito Nell’Oceano delle Tempeste. «LA LUNA ROSSA È ATTESA DAI GIARDINIERI FRANCESI PER LA SEMINA DELLE PATATE, MENTRE PROVOCA IL PANICO IN EUROPA DEL NORD, DOVE VIENE CHIAMATA LUNA DI SANGUE. LA MITOLOGIA SCANDINAVA EVOCA I LUPI DELLA LUNA, I FEROCI MÁNAGARMR, NATI DALL’UNIONE IMPROBABILE TRA IL LUPO FENRIR E LA GIGANTESSA JÁRNVIÐR. BESTIE SANGUINARIE E DIVORATRICI DI UOMINI CHE SI DIVERTONO A INGOIARE LA LUNA E POI A LORDARE DI SANGUE IL TRONO DEGLI DÈI.» Racconta infine la Storia delle spedizioni di cosmonauti russi e astronauti americani nella frenetica corsa allo Spazio durante la Guerra Fredda. In questo breve excursus, cita anche la matematica afroamericana Katherine Coleman, tra le poche donne reclutate all’inizio degli anni ’50 al NASA Langley Research Center per supervisionare i primi voli con passeggeri. Proprio i suoi calcoli, nel febbraio del 1962, salveranno la vita dell’astronauta John Glenn nel primo volo orbitale sulla capsula Friendship 7. «È LEI A STABILIRE L’ESATTO TRAGITTO DELLA CAPSULA INTORNO ALLA TERRA, E SOPRATTUTTO LA TRAIETTORIA DI RIENTRO NELL’ATMOSFERA, IL MOMENTO ESATTO IN CUI SARANNO ACCESI I RETRORAZZI, L’ALTERNATIVA IN CASO DI GUASTO, L’AMMARAGGIO NELLA ZONA DI RECUPERO, ECCETERA.» Unica mancanza: non aver incluso maggiori informazioni sulle cosmogonie africane (non limitate all’antico Egitto o al mondo arabo) e la storia di Edward Mukuka Nkoloso, insegnante e “afronauta” zambiano che nel 1964 lanciò lo Zambian Space Program e addestrò aspiranti astronauti per unirsi alla corsa allo Spazio. Bellissimo a questo proposito il pezzo sul New Yorker della scrittrice zambiana Namwali Serpell. Fatoumata Kébé ha racchiuso in un solo volume tutta la poesia e la passione di scienziata che la lega alla Luna: il “romanzo della sua vita”. Di famiglia originaria del Mali, questa promessa dell’astronomia francese, oltre a promuovere una maggiore partecipazione all’astronomia da parte delle donne, è impegnata come educatrice e divulgatrice in Francia e nel continente africano. Ha fondato Ephémérides: un programma di lezioni d’astronomia per ragazzi e ragazze provenienti da background svantaggiati, lanciandolo anche a Bamako. In quest’opera ci rivela il suo sogno: «andare nello spazio ed essere la prima donna a mettere piede sulla Luna». Nel frattempo, restiamo insieme a lei con il naso all’insù verso cieli stellati rischiarati dalla Luna.✎ INCIPIT «Nell’ultima sala di Lascaux, in fondo alla grotta, a circa due metri e mezzo di altezza, sulla parete di destra, è raffigurato un cavallo al galoppo. Non lo si nota subito. Eppure sembra che gli artisti del Paleolitico, nel tentativo di rappresentare il mondo, diciottomila anni fa, abbiano voluto conferirgli una particolare importanza. Il cavallo, infatti, domina tutti gli altri affreschi, anche se è quasi nascosto, e potrebbe avere una valenza sacra. Il suo profilo, dalle narici alla ganascia, lungo i fianchi e fino alla coda, è punteggiato da una lunga scia di stelle. Secondo gli studiosi, si tratterebbe di una rappresentazione delle diverse fasi lunari, un modo per misurare il tempo, un calendario.» Tags: astronomia, Blackie Edizioni, evidenza, Fatoumata Kébé, francese, Francia, luna, Mali, scienza CORRELATI IN CONGO TRA SOCIALISMO SCIENTIFICO E ALIENI. JAZZ E VINO DI PALMA, DI EMMANUEL DONGALA 26 Settembre 2020 / 0 Commenti Continua a leggere https://www.afrologist.org/wp-content/uploads/2020/07/Emmanuel-Dongala-Jazz-e-vino-di-palma-slider.jpg 844 1500 Adele Akinyi Manassero https://afrologist.org/wp-content/uploads/2019/02/Logo-bozza-Letture-afropolitane-con-libro-tutta-scritta-con-A-bis-1030x202.png Adele Akinyi Manassero2020-09-26 13:10:242021-07-19 11:17:10In Congo tra socialismo scientifico e alieni. Jazz e vino di palma, di Emmanuel Dongala L'articolo Riscoprendo la falce d’oro tra campi stellati. Il libro della Luna, di Fatoumata Kébé proviene da Afrologist.
Sipikat e assassini: quando il polar fa tappa in Senegal
SIPIKAT E ASSASSINI: QUANDO IL POLAR FA TAPPA IN SENEGAL Vita a spirale ✏ Abasse Ndione 19 Settembre 2021/di Eleonora Salvatore CATEGORIE: Libreria  / Narrativa  / Romanzo Tempo di lettura: 6 minuti * Vita a spirale, Abasse Ndione, e/o Edizioni, 2011, traduzione dal francese di Barbara Ferri. Vita a spirale, romanzo polar del senegalese Abasse Ndione, ha conosciuto un notevole successo sin dalla sua prima pubblicazione a cura delle Nouvelles Éditions Africaines du Sénégal nel 1984, anno in cui il maliano Modibo Sounkalo Keïta riceveva il Grand prix littéraire dell’Afrique Noire per L’Archer bassari, archetipo del romanzo polar africano in lingua francese. LA FORTUNA DEL ROMANZO POLAR Il genere polar, che cuce le strategie narrative proprie del romanzo poliziesco su personaggi che sono incarnazione ed espressione della cultura delle classi popolari, nella galassia letteraria dell’Africa francofona, è stato spesso considerato uno scarto di “sotto-letteratura”, tacciato dall’intelligentia africana di essere un “passatempo borghese”, come ha scritto Fanny Brasleret. In realtà il largo successo di pubblico che ha baciato questa costellazione così particolare nell’ambito dei generi narrativi, è legato a molteplici fattori. In primis il mutato contesto politico di produzione della letteratura stessa. Dal ritiro francese dal Senegal alla pubblicazione de La vie en spiral, infatti, sono trascorsi appena ventiquattro anni. La letteratura senegalese attraversa questa congiuntura storica interrogandosi su nuovi temi: l’atmosfera politica del post-indipendenza e il ruolo della religione in una società che si scopre meno secolarizzata del previsto eppure animata dalle controculture giovanili che picconano perfino i totem della fede. Altro fattore importante fu l’avvento di una letteratura di massa che parla la stessa lingua dei suoi lettori e che è allo stesso tempo immersione e radicamento in una società chiamata a fare i conti con la corruzione, l’incremento del tasso di criminalità e lo sfaldamento dei valori comunitari. In ultimo, una certa plasticità del genere polar a incrociare registri linguistici differenti – il francese amministrativo dell’autorità e del potere, e il wolof popolare non di rado declinato secondo uno slang criminale  – e a farsi interprete di un bisogno di comprensione del reale non intercettato dalle altre forme del romanzo. UNA TRAMA ROCAMBOLESCA Le pagine iniziali dell’opera si aprono col racconto ironico della sconfitta dei Gaïndé, i giocatori della nazionale di calcio del Senegal, impegnati nella partita di ritorno contro la selezione ivoriana nel girone di qualificazione alla fase finale della XIII Coppa d’Africa delle Nazioni. In un hotel di Abidjan, alcuni degli astri della nazionale senegalese, la sera stessa del loro arrivo nella capitale ivoriana, sono scoperti a fumare yamba e messi in prigione. La notizia dell’arresto riecheggia sdegnosamente nel Paese della teranga: esercito, polizia e guardia costiera ricevono l’ordine di radere al suolo i campi di canapa, nella striscia di terra compresa tra Géjawaay e Saint-Louis, e sgominare le reti di produzione e commercializzazione del “tabacco dei geni”. Due sono gli elementi interessanti che emergono da questa particolare ambientazione. Il primo è il riferimento, da “prosa del reale”, alla XIII Coppa d’Africa effettivamente disputata in Libia e vinta dalla nazionale ghanese nel 1982, anno in cui nelle radio senegalesi spopolerà Omar Pene con la sua band, la Super Diamono, per la canzone Jaraaf dedicata all’omonimo club di calcio di Dakar. Il secondo elemento è strettamente intrecciato al primo. La costruzione di un racconto calcistico che apre il romanzo aiuta a stabilire una “connessione sentimentale” tra l’autore ed il suo pubblico di lettori. Il calcio, “la felicità degli uomini semplici”, per riprendere il fortunato titolo della raccolta di storie brevi composte da narratori africani e curata dal congolese Alain Mabanckou per la casa editrice 66thand2nd, diventa un rito letterario per la gioventù del continente. Sullo sfondo di questa caccia alla streghe contro i sipikat, gli spacciatori, e i fumatori di yamba, scorrono la vita e la morte di un gruppo di giovani amici del villaggio di Sambey Karang fustigato dalla calura e dall’assenza di piogge che vengono propiziate con una cerimonia espiatoria e l’immolazione di un toro perché «A SAMBEY KARANG, LE TRADIZIONI ANIMISTE ERANO ANCORA SALDE, MALGRADO L’ISLAMIZZAZIONE TOTALE.» Amuyaakar Ndooy, narratore interno e protagonista principale del romanzo, Laay Goté, Yaba Xanca, Bukari e Badara sono soliti fumare spinelli e s’ingegnano per sopperire all’interruzione della filiera dell’erba proibita. Provano prima con lo xompaay, la pianta degli spiriti maligni, ma finiscono in ospedale in preda a febbri deliranti e convulsioni. Una volta guariti dall’intossicazione da stramonio entrano in contatto con Ameth Ndaw, allievo della Scuola Ufficiali dell’Esercito che procura loro lo yamba ormai introvabile. Dopo un mese e mezzo di astinenza, i cinque amici rollano canne nel loro rifugio segreto, un blockhaus immerso nella boscaglia di Amsondeng. Mentre nell’edificio l’odore della carne grigliata si mescola con quello resinoso dell’erba bruciata, Amuyaakar Ndooy matura il proposito di diventare sipikat acquistando lo yamba direttamente dagli stessi contadini della Casamance da cui si rifornisce l’allievo ufficiale. Coi cervelli arrostiti dai fumi, «LA CONVERSAZIONE SI FECE RICCA, BRILLANTE, CONTRADDITTORIA: LA VITA INCERTA E LA MORTE ANCORA PIÙ INCERTA, LA LETTERATURA, I COLPI DI STATO, LE RELIGIONI RIVELATE, LA DEMOCRAZIA TRASFORMATA IN CORRENTE DI PENSIERO, BOB MARLEY, LA PROSTITUZIONE, I MARABUTTI, GLI INTERVENTI STRANIERI IN AFRICA, I RAPPORTI SESSUALI, L’APARTHEID.» Se lo yamba scioglie e libera parole impronunciabili, è altrettanto vero che accelera, per Amuyaakar Ndooy, il turbinio di sogni imprenditoriali nel mondo del crimine. Amuyaakar Ndooy, tassista abusivo, sceglie il rischioso mestiere del sipikat per mero calcolo economico. L’elemento hippy ed anticonformista del libero uso di cannabis si intreccia con una sorta di connotato yuppie di un giovane uomo che rompe le regole del villaggio di nascita per avventurarsi nel mondo scintillante e conturbante della città e costruire una carriera professionale nell’imbuto di un vortice criminoso che gli frutterà cospicui guadagni e una vita matrimoniale in cui ci sarà spazio per più di una moglie, ma che gli costerà la perdita degli amici. Dai campi di canapa della Casamance fino ai locali alla moda di Dakar, Amuyaakar Ndooy incontrerà un universo popolato da poliziotti e giudici corrotti, faccendieri bianchi misteriosi e contadini custodi di un sapere magico e al tempo stesso intriso di razionalità. RELIGIONE E MAGIA La piccola comunità di Sambey Karang non vede di buon occhio il consumo di cannabis ritenuto contrario ai precetti della religione islamica. Gli anziani convocano una riunione nel corso del quale Bukari prende la parola sferzandoli con una sequela di invettive: «VOI ANZIANI VI PREOCCUPATE SOLTANTO DEL VOSTRO ROSARIO E DELLA VOSTRA PELLE DI PECORA.» Nell’ammonimento pronunciato da Bukari si cela una profonda insoddisfazione nei confronti del posto che la religione è venuta ad occupare in una società che imbriglia qualsiasi possibilità di autodeterminazione in nome di un’adesione totale, a tratti ipocrita, alla fede musulmana. Non è in discussione l’Islam ma l’uso che se ne fa per prescrivere comportamenti sociali che nessuno rispetta sino in fondo. La costanza della presenza dell’elemento magico è tipico di questo polar. La carriera di sipikat di Amuyaakar Ndooy, infatti, prende avvio con la consegna allo stesso di un talismano da parte di Fa Kébuté, marabutto amico di Jombiku, il primo contadino che aiuta Ndooy a sfondare come procacciatore di yamba di altissima qualità. Il bracciale che riceve in dono è un gri-gri di cuoio che prima di essere bracciale era stato un serpente nero bicefalo. Il segreto di questa vita a spirale è tutto qui: nel precario equilibrio tra due spiriti, entrambi a forma di serpente, uno buono e l’altro malvagio.✎ INCIPIT «Il DC 10 della compagnia Air Afrique che riportava i Gaïndé s’immobilizzò in fondo alla pista. Bigé Pay, il commissario tecnico, lanciò un’occhiata dall’oblò e vide che ad aspettare c’erano i membri della Federazione nazionale calcio e alcuni giornalisti. In tutto una dozzina di persone. “L’accoglienza non è proprio la stessa di quattro giorni fa” disse, voltandosi verso i giocatori e i dirigenti della squadra seduti dietro di lui. Si sganciò la cintura di sicurezza e si alzò, un sorriso beffardo sulle labbra. “Avanti, ragazzi, si scende. Dovremo spiegare al popolo perché abbiamo perso la battaglia!”». Tags: Abasse Ndione, afro-polar, calcio, Casamance, Edizioni E/O, evidenza, francese, polar, Senegal CORRELATI SIPIKAT E ASSASSINI: QUANDO IL POLAR FA TAPPA IN SENEGAL 19 Settembre 2021 / 0 Commenti Continua a leggere https://www.afrologist.org/wp-content/uploads/2021/09/Abasse-Ndione_Vita-a-spirale-slider.jpg 1152 2048 Eleonora Salvatore https://afrologist.org/wp-content/uploads/2019/02/Logo-bozza-Letture-afropolitane-con-libro-tutta-scritta-con-A-bis-1030x202.png Eleonora Salvatore2021-09-19 16:53:502021-09-19 16:53:50Sipikat e assassini: quando il polar fa tappa in Senegal TRA YEMANJÀ E AGUDA. IL GRANDE AZZURRO, AYESHA HARRUNA ATTAH 25 Aprile 2021 / 0 Commenti Continua a leggere https://www.afrologist.org/wp-content/uploads/2021/04/Ayesha-Harruna-Attah-Il-grande-azzurro_slider2.jpg 844 1500 Maria Antonietta Maggio https://afrologist.org/wp-content/uploads/2019/02/Logo-bozza-Letture-afropolitane-con-libro-tutta-scritta-con-A-bis-1030x202.png Maria Antonietta Maggio2021-04-25 09:12:492021-07-19 10:18:07Tra Yemanjà e aguda. Il grande azzurro, Ayesha Harruna Attah 20 CITTÀ AFRICANE TRA VIAGGI E FOTOGRAFIA. A STRANGER’S POSE, EMMANUEL IDUMA 12 Novembre 2019 / 0 Commenti Continua a leggere https://www.afrologist.org/wp-content/uploads/2019/10/AStrangersPose_banner.jpg 1440 2560 Veronica Sgobio https://afrologist.org/wp-content/uploads/2019/02/Logo-bozza-Letture-afropolitane-con-libro-tutta-scritta-con-A-bis-1030x202.png Veronica Sgobio2019-11-12 21:15:362021-07-19 15:52:5720 città africane tra viaggi e fotografia. A Stranger’s Pose, Emmanuel Iduma L'articolo Sipikat e assassini: quando il polar fa tappa in Senegal proviene da Afrologist.