Richard Hofstadter / America oggi
La ristampa di Anti-intellectualism in America Life (The Knopf Doubleday Group,
Penguin Random House 1963), meritoria iniziativa della Luiss University. Press
non è soltanto un’occasione per proporre a distanza di sei decenni un’opera
monumentale, ma – letta alla luce degli sviluppi della politica americana
recente e meno recente – conferma la ricostruzione storico-culturale di Richard
Hofstadter.
L’odio per gli intellettuali in America (così il titolo italiano,
sintomaticamente ben più forte dell’originale) parte infatti da un assunto bene
sintetizzato dal titolo, e ricostruisce nei vari capitoli gli sviluppi storici
del contrastato rapporto fra l’America e gli intellettuali, specialmente per
quanto attiene alla politica, all’educazione e alla finanza. La tesi più
interessante, che oggi possiamo leggere anche in relazione alla politica
trumpiana e all’evoluzione del partito repubblicano (ma anche a posizioni non
troppo minoritarie all’interno del Partito Democratico) è che alla base della
diffusa disistima nei confronti del ceto intellettuale vi sia il rapporto
diretto e squisitamente emotivo che l’ideologia religiosa di evangelici,
metodisti, battisti e avventisti ha instaurato, già agli albori della storia
americana, tra il fedele e Dio, senza la mediazione di un ceto clericale
specializzato e quindi dando spazio (splendida la ricostruzione della Parte
seconda) a predicatori improvvisati e spesso fraudolenti che ancora oggi
imperversano. A quali estremi di fanatismo questa impostazione conduce appare
chiaro da alcuni estratti “storici” di cui abbonda il Capitolo 5, senza dubbio
il più interessante e illuminate del libro:
“Se una sola porzione della Scrittura fosse falsa, tutto crollerebbe” (Dwight L.
Moody, cit. p. 126).
“Sarebbe bene distruggere tutti i libri che sono stati scritti fino a oggi, e
salvare appena i primi tre versetti della Genesi” (William Jennings Bryan,
democratico, tre volte in lizza per la Presidenza nel 1896, 1900, 1908, cit. p.
129)
“Leggete la Bibbia… non c’è bisogno che uno legga altri libri, e per questo io
sono contrario a tutte le biblioteche” (Dichiarazione di un delegato della
Georgia, cit. p. 129)
“Se si dovesse decidere tra abbandonare la religione o abbandonare l’istruzione,
dovremmo abbandonare la seconda” (Bryan, cit. p. 132)
Se il fondamento democratico ed egualitario di questa impostazione è evidente,
sono evidenti i rischi che comporta. Già all’inizio dell’Ottocento la diffidenza
si diffonde a ogni area della vita americana, pur con esiti alterni: è
inevitabile infatti, soprattutto durante i governi democratici e i presidenti
più illuminati, che si sia dato spazio alla figura dell’esperto, versione
pragmatica dell’intellettuale che fece da supporto, per citare un esempio, ai
governi di Theodore, F. D. Roosevelt e J. F. Kennedy. Quello che il traduttore
definisce “l’odio per gli intellettuali”, tuttavia, si ripropone ciclicamente:
ne sono stati esempi storicamente recenti il maccartismo, la figura di Nixon e,
dopo di lui, tutti i presidenti repubblicani, i quali subiscono l’influsso
crescente di un fanatismo religioso che, come si sa, porta l’America a ripudiare
la dottrina evoluzionista a favore di varie versioni dell’“Intelligent Design” e
del Creazionismo, fino agli estremi del Young Earth Creationism, sulla base di
una totalmente acritica e anti-scientifica interpretazione della Bibbia: “La
Bibbia condanna l’evoluzione…. l’evoluzione deve essere condannata come
contraria alla volontà rivelata da Dio” (Bryan, cit. p. 131)
Per il lettore italiano l’importanza del ponderoso lavoro di Hofstadter risiede
proprio nel farci comprendere meglio l’America di oggi, e persino il rancore
dell’amministrazione Trump verso le università più prestigiose, le nomine da lui
effettuate ai più alti livelli e il senso di continua improvvisazione della sua
politica.
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