LIBIA: ULTIMATUM A MSF. DEVE LASCIARE IL PAESE ENTRO IL 9 NOVEMBRE
Il Ministero degli affari esteri libico ha ordinato a Medici Senza Frontiere di
lasciare il paese entro il 9 novembre. L’espulsione sembra voler proseguire
l’ondata repressiva che, dallo scorso marzo, sta colpendo le organizzazioni
umanitarie che operano nella parte occidentale del Paese.
Il 27 marzo 2025 l’équipe di MSF aveva infatti ricevuto l’ordine di sospendere
le attività che, in Libia, svolge in collaborazione con le autorità locali. Un
ordine – sopraggiunto dopo la chiusura imposta dall’Agenzia per la sicurezza
interna (ISA) e l’interrogatorio di diversi membri del suo staff – che ha
colpito anche altre 9 organizzazioni umanitarie che operano nella stessa zona.
Tuttavia, dopo circa due mesi e mezzo di la sospensione forzata da parte delle
autorità libiche, MSF ha potuto riprendere le proprie attività, incentrate
principalmente sull’assistenza ai rifugiati e alle persone migranti di passaggio
nel Paese. Ora questo nuovo ordine, giunto senza alcuna motivazione specifica,
rischia di rimettere tutto in discussione.
“Siamo profondamente rammaricati per questa decisione e preoccupati per le
conseguenze che avrà sulla salute delle persone che assistiamo – dichiara Steve
Purbrick, responsabile dei programmi MSF in Libia, attraverso le pagine del sito
dell’organizzazione medico-umanitaria – Riteniamo di avere ancora un ruolo
importante da svolgere in Libia, in particolare nella diagnosi e nel trattamento
della tubercolosi, nel supporto al sistema sanitario libico, ma anche nel
garantire l’accesso all’assistenza sanitaria ai rifugiati e alle persone
migranti che sono escluse dalle cure e soggette a detenzioni arbitrarie e gravi
violenze”.
Ai microfoni di Radio Onda d’Urto il racconto e l’analisi di Candida Lobes,
Advocacy Manager di MSF Italia, con cui abbiamo approfondito anche i contorni
del comunicato diramato oggi dall’ONG per chiedere – a pochi giorni dal rinnovo
automatico previsto per il 2 di novembre – l’interruzione dell’accordo
Italia-Libia in quanto “perpetua scellerate politiche di respingimento e
detenzione sulla pelle delle persone alimentando nel Mediterraneo il numero
delle morti in mare.” Ascolta o scarica