Regno Unito, musicisti contro il genocidio a Gaza
Il 17 luglio, la band britannica Massive Attack ha annunciato sui social media
la formazione di un’alleanza di musicisti che si oppone al genocidio in corso a
Gaza e agli sforzi sistematici delle organizzazioni filo-israeliane per
reprimere le voci critiche verso questo sterminio di massa.
All’Ethical Syndicate Palestine si sono uniti anche il musicista veterano Brian
Eno, i Kneecap, i Fontaines DC e i Garbage.
Nella dichiarazione dei Massive Attack si legge: “Le scene a Gaza sono andate
oltre ogni descrizione. Scriviamo come artisti che hanno scelto di usare le
nostre piattaforme pubbliche per denunciare il genocidio in atto lì e il ruolo
del governo britannico nel facilitarlo.” I Massive Attack continuano spiegando
che, a causa delle loro “espressioni di coscienza”, la band di Bristol è stata
oggetto di vari atti intimidatori, “attraverso enti organizzati come UK Lawyers
For Israel (UKLFI)… ideati esclusivamente per censurare e impedire agli artisti
di esprimere ciò che hanno nel cuore e nella mente”.
L’UKFLI è un’organizzazione di avvocati che agisce per difendere gli interessi
di Israele; insieme al CAA (Campagna contro l’antisemitismo), l’UKFLI ha
intentato una serie di cause legali per congelare il dibattito pubblico e
intimidire gli attivisti solidali con il popolo palestinese. Tra i soggetti
presi di mira figurano, tra gli altri, accademici, medici, studenti e
organizzazioni benefiche.
Nel comunicato dei Massive Attack si legge che molti artisti subiscono pressioni
dall’industria musicale, in particolare chi è nelle fasi iniziali della carriera
nel mondo della musica. Il collettivo, si legge, sosterrà tutti coloro che sono
oggetto di campagne aggressive o vessatorie da parte dei sostenitori di Israele
e invita a scrivergli alla mail EthicalSyndicatePalestine@pm.me.
L’Ethical Syndicate Palestine incoraggia altri artisti a contattarli per
prendere posizione collettivamente su un cessate il fuoco immediato e
permanente, un accesso immediato e senza restrizioni a Gaza per le agenzie
umanitarie e la fine delle vendite di armi e delle licenze del Regno Unito a
Israele.
E mentre gli artisti britannici formano questa alleanza, in Italia si è da poco
svolto il concerto “Non in mio nome”, durante il quale molti personaggi del
mondo dello spettacolo hanno dichiarato il proprio sostegno alla Palestina.
Un’importante presa di coscienza e un atto di solidarietà e lotta anche a
livello internazionale: la musica, l’arte e la cultura non sono indifferenti al
genocidio.
Fonte: https://www.facebook.com/insideoveritalia
Redazione Italia