Malattie rare: un sistema che cresce, ma non senza criticità
L’Italia rappresenta senz’altro un modello in Europa per le malattie rare in
diversi ambiti. Allo stesso tempo si evidenziano criticità che il nostro Paese
deve considerare. Innanzitutto cresce ancora la disponibilità dei farmaci
orfani: al 31 dicembre 2023, su un totale di 155 farmaci orfani autorizzati
dall’EMA, 146 erano disponibili in Italia. Il 94,2% del totale, in crescita
rispetto all’84,9% dell’anno precedente: secondi in Europa solo alla Germania.
E’ quanto evidenzia l’XI Rapporto MonitoRare di UNIAMO, la Federazione Italiana
Malattie Rare, ente di rappresentanza della comunità delle persone con malattia
rara, che opera da 25 anni per la tutela e la difesa dei diritti delle persone
con malattia rara e delle loro famiglie.
Nel 2023 è cresciuto il consumo di farmaci orfani: lo 0,05% del totale, con la
spesa che ha inciso per l’8,5% del totale della farmaceutica; nel 2022 il
consumo era stato dello 0,04% e l’incidenza di spesa del 6%. Nello stesso
periodo la spesa per farmaci oncologici è stata del 18,4% del totale. Salgono
anche i farmaci compresi nell’elenco della Legge n. 648/1996: sono ben 68 nel
2024, erano 31 nel 2018 e appena 13 nel 2012. Altre tinte “a colori”, che
testimoniano l’impegno e il buon lavoro di tutti gli attori del sistema malattie
rare in questi anni in Italia, sono rappresentate dal trend in continuo aumento
dei corsi ECM (Educazione Continua in Medicina) sulle malattie rare (76 nel
2024), dalla crescita della copertura dei registri regionali delle malattie rare
(+ 30.000 unità), dal maggior numero dei centri di riferimento che fanno parte
delle European Reference Network (da 66 nel 2021 a 78 nel 2024 per un totale di
262 centri) e da un sostanzioso aumento diffuso dei rappresentanti delle persone
con malattia rara nei tavoli decisionali (Regioni/PPAA e tavoli di lavoro
nazionali). Migliorato il dato di attrattività dell’Italia sull’assistenza
transfrontaliera.
L’Italia si caratterizza per un livello decisamente più elevato di mobilità
attiva: nel 2023, 1.250 pazienti in entrata e 236 in uscita. Nota lieta per
quanto riguarda l’incremento di strumenti innovativi per le diagnosi, ricordando
che dal 2023 il programma di screening neonatale esteso è attivo a pieno regime
in tutte le Regioni/Province Autonome. Più della metà delle Regioni/PPAA,
inoltre, ha ampliato, spesso nell’ambito di progetti sperimentali, il panel di
malattie considerate anche ad altre patologie: di certo un segnale positivo, che
risponde però a una carenza nazionale dettata dal mancato aggiornamento del
panel. Questo tema, sul quale la Federazione ha più volte segnalato l’urgenza di
un intervento alla politica, va affrontato attraverso una modifica normativa:
l’aggiornamento del panel dello SNE(Screening Neonatale Esteso, il test di
medicina preventiva che viene effettuato sui neonati per individuare
precocemente alcune malattie metaboliche ed ereditarie, prima che compaiano i
sintomi), infatti, non può essere legato a quello dei LEA, in quanto deve
procedere a una velocità decisamente superiore, come recentemente dimostrato
dagli ultimi, tragici, casi di diagnosi mancate di leucodistrofia metacromatica.
Cartellino rosso per la mancata approvazione dei decreti attuativi della Legge
175/2021, in particolar modo per quanto riguarda il fondo di solidarietà sociale
e il provvedimento legato agli incentivi fiscali per la ricerca. Due temi
cruciali, rispetto ai quali la comunità delle persone con malattia rara attende
risposte dalla politica da almeno tre anni. Permangono ancora le disomogeneità
territoriali, soprattutto quelle che riguardano la distribuzione dei centri che
partecipano alle ERN (le reti europee di riferimento): 7 Regioni/PPAA non ne
hanno nemmeno uno. Queste difficoltà si riflettono ovviamente su differenze di
accesso alla diagnosi e alla cura, come testimoniato dai dati sulla mobilità
sanitaria, soprattutto dei minori con malattia rara esente evidenziati dai RRMR
(Ricetta Ripetibile Ministeriale a Ricalco).
Uno dei punti focali emersi dall’XI Rapporto MonitoRare riguarda la ricerca,
tema sul quale è necessario operare un ragionamento che coinvolga tutti gli
stakeholders. Innanzitutto, dopo la crescita osservata fino al 2021, prosegue la
riduzione degli studi clinici autorizzati sulle malattie rare sul totale delle
sperimentazioni cliniche (163 nel 2024 pari al 27,1% del totale). “Per poter
incrementare gli studi e aprire di più alle sperimentazioni cliniche, si legge
nel Rapporto, deve essere creato un sistema attrattivo, composto da una rete di
enti, istituzioni e professionisti capace di creare una comunicazione e una
programmazione negli anni e, soprattutto, da investimenti. Su quest’ultimo
punto, è certamente da apprezzare il bando lanciato da AIFA in questo mese,
interamente dedicato alla ricerca sulle malattie rare, per un totale di 17,8
milioni di euro”.
Infine, è necessario evidenziare come sia particolarmente dolente la nota che
riguarda l’inclusione scolastica: solamente due scuole su cinque (41%) risultano
accessibili per gli alunni con disabilità motoria, e solamente il 17% delle
scuole dispone di segnalazioni uditive per studenti con sordità o ipoacusia. Un
dato epidemiologico interessante emerge dalla composizione degli alunni con
disabilità: c’è una netta prevalenza di maschi sulle femmine (228 ogni 100): le
statistiche mostrano sensibili differenze di genere in vari disturbi dello
sviluppo neurologico, tra cui i disturbi dello spettro autistico e i disturbi
del comportamento e dell’attenzione.
Qui l’Undicesimo Rapporto sulla condizione delle persone con malattia rara in
Italia:
https://uniamo.org/wp-content/uploads/simple-file-list/2025_Uniamo-report_MonitoRare_09_07.pdf.
Giovanni Caprio