Ma dove vanno i milionari?
Un tempo c’era la globalizzazione. Poi sono arrivati muri e leggi per ostacolare
i migranti poveri. Infine sono ritornati i dazi, che rendono più complicata
l’esportazione delle merci. Ma per l’immigrazione dei ricchi e dei loro
patrimoni non ci sono ostacoli. Anzi, ci sono agevolazioni.
Secondo un recente rapporto della Henley & Partners, società mondiale di
consulenza specializzata nel settore della residenza e della cittadinanza
tramite investimenti, si prevede che nel corso del 2025 si trasferiranno
all’estero 142.000 milionari. Si tratta del numero più alto negli ultimi dieci
anni, da quando viene effettuato il monitoraggio.
Quali sono le mete preferite dai ricchi che vogliono cambiare nazione di
residenza? Al primo posto si collocano gli Emirati Arabi Uniti, che mantengono
il primato di principale attrattiva per la ricchezza mondiale, con un afflusso
netto record di oltre 9.800 milionari previsto quest’anno. Si calcola che oltre
7.500 nuovi migranti facoltosi si stabiliranno negli USA entro la fine
dell’anno. Al terzo posto, con 3.600 nuovi ricchi previsti in arrivo nel 2025
troviamo l’Italia, che precede la Svizzera con 3.000 nuovi ingressi.
Il dato italiano a prima vista può apparire sorprendente, ma occorre considerare
che attualmente per gli stranieri ricchi che si trasferiscono in Italia è
prevista una tassa piatta forfettaria: 200 mila euro per il contribuente e 25
mila per i familiari. Si tratta di un’imposta elevata in valore assoluto, ma
bassa in proporzione ai redditi dichiarati. È il caso di ricordare che per i
cittadini italiani i redditi sopra i 50 mila euro sono tassati al 43%.
Di conseguenza non ci si può stupire se l’attuale Primo Ministro francese
François Bayrou accusa l’Italia di “dumping fiscale[1]”. La conferma viene anche
dalla Corte dei Conti italiana, che di recente ha lanciato l’allarme sul regime
di “flat tax” previsto per gli stranieri che trasferiscono la residenza fiscale
in Italia. La magistratura contabile ha infatti stigmatizzato la crescente
affluenza di ricchi in Italia, attratti dall’attuale regime fiscale ultra
agevolato per i loro redditi prodotti all’estero, perché il governo italiano non
ha predisposto strumenti adeguati a misurare l’efficacia della tassazione in
relazione agli obiettivi dichiarati, come la stimolazione degli investimenti
produttivi e la crescita economica.
In altre parole, l’Italia sta attirando consistenti patrimoni di persone ricche,
ma senza alcuna capacità di tracciamento dei benefici concreti per il Paese,
alimentando piuttosto il timore che stia diventando un paradiso fiscale per i
milionari di tutto il mondo. Secondo i numeri resi noti dalla Corte dei Conti,
nel quadriennio 2020-2023 i “paperoni” sbarcati in Italia sono stati circa
4.000. Considerando i 3.600 nuovi residenti ricchi previsti nel 2025 da Henley &
Partners, si vede come la tendenza sia in forte aumento.
Purtroppo in Italia continua a essere presente il malcostume di fare cassa con
agevolazioni discutibili, tasse piatte solo per alcuni contribuenti, condoni più
o meno mascherati, rottamazione delle cartelle esattoriali, ecc. A scapito
dell’equità e dell’uguaglianza di fronte alla legge.
[1] Per “dumping fiscale” si intende una pratica attraverso la quale uno Stato
attua una politica fiscale con agevolazioni molto vantaggiose (come aliquote
basse o nulle) per attrarre contribuenti, aziende o capitali provenienti da
altri Paesi.
Rocco Artifoni