Lavoro, stress, contratto
> Nonostante 157 macchinisti morti, un’emergenza sonno e la Risoluzione del
> Senato, si parla ancora di peggiorare la normativa di lavoro
157 morti. Fino ad oggi.
Nel 2015, preoccupati per le notizie di macchinisti prematuramente deceduti che
ricevevamo di continuo, abbiamo deciso di tenere aggiornato il triste conteggio
dei colleghi che, troppo presto, ci hanno lasciato.
Ad oggi siamo arrivati a 157. Quasi tutti sono morti ad un’età compresa tra i 53
e i 63 anni. Si tratta di colleghi che erano ancora in servizio o da poco andati
in pensione.
Non di tutti siamo riusciti a sapere le cause del decesso, ma possiamo affermare
che almeno il 12% di loro è morto per malattie cardio circolatorie, almeno il
43% di tumori.
Tutte le nostre ripetute denunce, per segnalare l’evidente collegamento con le
condizioni di lavoro, divenute esageratamente più pesanti negli ultimi 15 anni,
sono fino ad oggi rimaste inascoltate.
Così come nessun governo, nonostante tante morti precoci, si è impegnato nel
ristabilire la possibilità di andare in pensione a 58 anni, ingiustamente negata
a macchinisti, capitreno e manovratori.
Eppure tantissimi fattori indicavano e indicano tuttora la necessità di un
alleggerimento delle condizioni di lavoro della categoria e del ripristino di
un’età equa per la pensione:
– i già citati 157 macchinisti morti in dieci anni;
– i risultati del questionario sul sonno, somministrato dal nostro giornale a un
campione di 1672 lavoratori, tra macchinisti, capitreno e TPT cargo viaggianti,
dal quale è emerso che “più della metà dei lavoratori (56,3%) ritiene la qualità
del proprio sonno insoddisfacente”; inoltre “addirittura il 64,4% del personale
molto spesso (alcuni sempre) affronta il servizio senza aver potuto riposare
nella maniera adeguata” e “Il 9,1% ha sofferto o soffre di patologie del sonno”;
* – i contenuti della Risoluzione della Commissione Lavoro del Senato (Atto n.
149, XVIII Legislatura, approvata il 22 febbraio 2021), che ha segnalato che
nel settore ferroviario “gli infortuni complessivamente denunciati all’Inail
nel quinquennio 2015-2019 sono stati mediamente 2.400 l’anno, con circa 5
casi per anno di infortuni con esito mortale.”, e che “è emerso che le
professioni maggiormente coinvolte sono: capo treno ferroviario, aggiustatore
meccanico di utensili, perito meccanico, capo stazione ferroviario per gli
infortuni in complesso e macchinista ferroviario per gli eventi mortali”.
A fronte di tanti incidenti e infortuni, la Risoluzione del Senato ha impegnato
il governo:
“a) a porre in essere interventi legislativi volti a disciplinare in modo più
coerente con quanto esposto la gestione dei turni e dei riposi del personale
viaggiante con specifico riguardo alla tutela della salute e della sicurezza dei
lavoratori interessati, ponendo un occhio di riguardo ai lavoratori
particolarmente fragili;
b) a colmare il vuoto normativo esistente in ordine al soccorso al macchinista
sia nei treni viaggiatori che nei treni merci;
c) a prevedere una differente disciplina dei turni di lavoro dei macchinisti e
capitreno, in considerazione dei rischi cui sono costantemente sottoposti; d) a
includere i lavoratori turnisti del settore ferroviario tra le categorie
usuranti di cui al decreto legislativo 21 aprile 2011, n. 67.”
Nonostante tutto ciò, nelle trattative sul rinnovo del contratto non si sente
parlare di concreti miglioramenti e, anzi, addirittura per quanto riguarda il
settore merci la controparte avrebbe richiesto ulteriori gravi peggioramenti,
come l’equipaggio misto (cioè macchinista solo) notturno, l’incremento del
numero degli RFR e la facoltà di poter comandare servizi senza la pausa per il
pranzo o la cena.
I lavoratori hanno ben compreso la drammaticità della situazione: lo dimostra la
serie di scioperi proclamati autonomamente dai ferrovieri, sostenuti dai
sindacati di base.
In un contesto storico e sociale dove i dirigenti delle grande imprese corrono
verso il profitto (per pochi) mettendo in secondo piano la salute e la sicurezza
di chi lavora, noi continueremo, finché avremo voce, a denunciare questo
abominio, perché i lavoratori sono persone con dignità e diritti, e non schiavi.
Ci permettiamo inoltre di suggerire alla politica, ai mass media e agli utenti
in generale di prendere atto di questa situazione, perché se chi lavora sui
treni non dorme, non riposa e non mangia, e ogni tanto muore, è la sicurezza
stessa dei treni che viene messa a repentaglio.
La redazione di Ancora In Marcia
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