Source - Antonio Mazzeo Blog

Armi e appalti: l’Italia mantiene aperto il canale con l’industria militare israeliana
Nonostante la campagna di sterminio contro la popolazione palestinese della Striscia di Gaza, Arma dei Carabinieri e Polizia di Stato continuano ad equipaggiare i propri reparti di pronto intervento rifornendosi presso le più importanti aziende israeliane. L’11 novembre 2025, in occasione di “Milipol”, l’esposizione internazionale delle attrezzature per le forze di polizia che si tiene annualmente in Francia, l’azienda SOURCE Tactical Gear di Tirat Carmel (distretto di Haifa) ha annunciato che fornirà ai Carabinieri italiani 15.000 giubbotti antiproiettile predisposti specificatamente per il personale femminile. I giubbotti saranno dotati di particolari tasche ad accesso rapido e da combattimento ACCS per “migliorare la protezione dei militari e le prestazioni operative”. Secondo quanto riportato dalla testata specializzata IsraelDefense, il valore della commessa è di 8.685.000 euro. I giubbotti saranno acquistati con fondi del Ministero dell’Interno italiano per essere poi consegnati all’Arma dei Carabinieri. SOURCE Tactical Gear assicura che i giubbotti antiproiettile offriranno la “piena copertura balistica e la protezione dalle coltellate mantenendo la superiorità ergonometrica ed il comfort”. “I nostri giubbotti sono appositamente realizzati per adattarsi all’anatomia femminile: sono sagomati sul petto, sulla vita, sui fianchi e sulle spalle”, afferma il manager del settore marketing di SOURCE, Dovik Gal. “Il risultato conferisce un’ottima protezione, ventilazione e sicura performance in ogni scenario operativo, dai pattugliamenti e le missioni a bordo di veicoli al controllo della folla. L’equipaggiamento consente tempi di reazione rapidissimi, una maggiore resistenza e la sicurezza del personale durante le operazioni di ordine pubblico in ambito urbano”. Quella annunciata a Parigi non è purtroppo la prima fornitura alle forze di polizia militare italiane di equipaggiamento made in Israel. Da quanto verificato nell’archivio on line dell’Arma dei Carabinieri, il 13 marzo 2024 l’Ufficio approvvigionamento del Comando generale ha avviato l’iter di gara per l’acquisizione di 5.000 giubbotti antiproiettile in conformazione femminile con una spesa presunta di 5.569.300 euro, IVA compresa. Il bando prevedeva il diritto di opzione, limitatamente al biennio successivo al contratto iniziale, per l’approvvigionamento di ulteriori 3.000 giubbotti. Il 20 agosto 2024 il lotto da 5.000 giubbotti è stato aggiudicato alla SOURCE Vagabond Systems Ltd., società dell’omonimo gruppo SOURCE di Tirat Carmel, che ha offerto lo sconto percentuale del 7% sul prezzo posto a base di gara. La Source Vagabond Systems Ltd. è nota a livello internazionale per la produzione di sandali e attrezzature da trekking e sportive e di zaini e vestiario destinati al personale militare (in particolare il SOURCE Virtus Soldier System, venduto alle forze armate israeliane e al ministero della Difesa del Regno Unito per il British Army). Il Gruppo SOURCE è stato fondato nel 1989 dagli imprenditori israeliani Yoki Gill e Daniel Benoziliyo. Attualmente fornisce sistemi di protezione tattica e balistica, idratazione corporea in ambienti CBRN (chimici-batteriologici-radiologici-nucleari) e soluzioni modulari per il trasporto del carico. I prodotti SOURCE sono progettati da ex ufficiali dei reparti speciali delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) e sono stati venduti alle forze armate e di sicurezza di Corea del Sud, Francia, Germania, Gran Bretagna, Israele, Singapore, Svezia e Stati Uniti d’America (il Corpo dei Marines ha acquistato 250.000 sacchi idratanti da 3 litri). I manager SOURCE rivendicano di aver equipaggiato le forze da combattimento israeliane con i propri zaini da 90 litri e con le sacche d’acqua tattiche da tre litri, in occasione della sanguinosa campagna “Piombo Fuso” del 2008-2009 contro la Striscia di Gaza. La rivista IsraelDefense ha pure riportato che “parallelamente alla commessa recentemente vinta da SOURCE, la società israeliana Marom Dolphin consegnerà 500 elmetti balistici alle forze di pronto intervento della Polizia italiana”. La rivelazione trova riscontro documentale nell’archivio on line del Ministero dell’Interno. Il 26 marzo 2025 la Direzione Centrale dei Servizi tecnico logistici della Polizia di Stato ha infatti aggiudicato l’acquisizione di “500 caschi antiproiettile (6° lotto) completi di visiera per U.O.P.I.” (si tratta delle Unità Operative di Primo Intervento, le squadre speciali della Polizia addestrate per intervenire in situazioni ad alto rischio, come minacce terroristiche, attacchi violenti o criminalità con soggetti armati e barricati). La commessa è stata affidata alla Prima Armi Srl in qualità di “ausiliaria” della società israeliana Marom Dolphin Ltd., per il valore di 318.250 euro, IVA esclusa. Al bando di gara avevano partecipato anche due aziende italiane, la Raleri Srl di Bologna e la Protos Srl di Taranto, ambedue escluse dalla Commissione aggiudicatrice per non aver prodotto i documenti “coerenti” alla richiesta (la prima) e per la “non conformità del campione presentato” (la seconda). In prima battuta l’offerta della Prima Armi Srl era risultata “anomala” in quanto sia il punteggio ottenuto relativo al prezzo offerto, che quello ottenuto dalla valutazione dell’offerta tecnica “avevano superato i quattro quinti dei punteggi massimi ottenibili tecnici ed economici”. Poi però la Commissione della Polizia di Stato, “alla luce delle giustificazioni prodotte dalla Società relativamente all'offerta formulata”, aveva ritenuto la medesima “congrua, seria, sostenibile e realizzabile”. La Prima Armi Srl ha sede a Pinasca (Torino) e ha registrato un fatturato nel 2024 di 3.660.000 euro. La società è “distributrice unica” in Italia della israeliana Marom Dolphin. Con sede e stabilimenti nella zona industriale di Alon Tavor di Afula (distretto settentrionale di Israele, nella piana di Esdraleon, al confine con la West Bank), la società è stata fondata nel 1993 da un gruppo di esperti con l’obiettivo di sviluppare soluzioni avanzate per il settore della sicurezza e della difesa, in “stretta collaborazione con le forze armate e di polizia israeliane, utilizzando il loro feedback per migliorare continuamente i propri prodotti”. Ad oggi la Marom Dolphin ha fornito equipaggiamenti alle forze di sicurezza, militari e alle agenzie governative di una cinquantina di paesi. Realizza in particolare giubbotti antiproiettile, zaini militari, cinture tattiche, elmetti, sistemi automatizzati e robot armati.   Articolo pubblicato in Pagine Esteri il 25 novembre 2025, https://pagineesteri.it/2025/11/25/medioriente/armi-e-appalti-litalia-mantiene-aperto-il-canale-con-lindustria-militare-israeliana/
Voto bipartisan in Parlamento per la nuova Base di Guerra Navale di Messina
Il potenziamento bellico della Base Navale di Messina è stato deciso con voto bipartisan del Parlamento. Il devastante piano di “ammodernamento” infrastrutturale del Comando della Marina Militare nella Zona falcata della Città dello Stretto, area di straordinario pregio storico-architettonico e paesaggistico, è stato approvato all’unanimità dalle Commissioni Difesa della Camera dei Deputati e del Senato, rispettivamente il 7 e 14 febbraio 2024. Maggioranza ed “opposizioni” (Pd e M5S), sempre insieme quando c’è da finanziare l’acquisto di nuovi sistemi d’arma o progetti di ampliamento e/o rafforzamento di basi, porti e aeroporti militari. Con l’aggravante che questi provvedimenti strategici ed ultra onerosi vengono deliberati in tempi record. Il ricercatore William Domenichini di La Spezia (autore del volume “No Base Blu”) ricorda che il piano per le basi navali è stato approvato in soli 8 minuti dalla Camera dei Deputati e in 10 minuti dal Senato. La realizzazione del Grande Hub di Guerra a Messina è stata inserita nel cosiddetto Programma “Basi Blu”, relativo all’adeguamento e ammodernamento delle basi navali della Marina Militare predisposto dallo Stato Maggiore della Difesa. “Il programma in esame - si legge nella scheda tecnica del Governo - nasce dall’esigenza, di adeguare le capacità di supporto logistico delle principali Basi navali italiane (Taranto, La Spezia e Augusta), nonché di quelle delle Basi secondarie e di supporto logistico presenti nel Paese (Brindisi, Messina, Cagliari, Ancona, Venezia, Napoli e Livorno), in termini di spazio disponibile per l’ormeggio in banchina e di impianti preposti alla fornitura dei servizi”. Oltre alla realizzazione delle opere marittime, funzionali ad ampliare le banchine disponibili per l’ormeggio delle nuove unità da guerra e dei sottomarini in via d’acquisizione, il Programma “Basi Blu” prevede il “potenziamento dei servizi essenziali di base, come lo scarico e il trattamento di acque nere e grigie, il miglioramento delle capacità di distribuzione dei combustibili e l’adeguamento delle reti elettriche sulla base delle maggiori esigenze di carico”. La realizzazione di tali opere – si legge ancora nella scheda del Governo - consentirà alle basi della Marina Militare di “adeguarsi ai nuovi standard della NATO, consentendo di ospitare gruppi navali dell’Alleanza o di altri Paesi alleati”. Tra gli interventi di potenziamento e trasformazione delle infrastrutture portuali militari è previsto a Taranto il dragaggio dei fondali e il consolidamento strutturale delle banchine della Stazione Navale Mar Grande, nonché l’ampliamento della stessa, con la realizzazione di due nuovi moli. A La Spezia sarà incrementata la capacità ricettiva della base navale grazie alla ristrutturazione degli approdi e all’ampliamento del numero di ormeggi disponibili. Per quanto riguarda la base di Augusta (Siracusa) saranno invece ammodernate le opere marittime e dei servizi in banchina presso le aree tecnico-operativa (banchina “Tullio Marcon”) e tecnico-logistica (tra cui l’Arsenale). Nel capitolo relativo alle “Basi secondarie e di supporto logistico” è stato finanziato l’ammodernamento delle infrastrutture, delle opere marittime e dei servizi in banchina della stazione navale di Brindisi, “finalizzato all’ormeggio principalmente delle unità navali maggiori di nuova generazione impiegate per operazioni anfibie”. È inoltre previsto “l’adeguamento delle opere e delle infrastrutture di supporto logistico e abitative presso le basi destinate a ospitare il naviglio minore di nuova costruzione (Cagliari, Messina, Ancona, Venezia, Napoli e Livorno)”. Il Programma “Basi Blu” è stato concepito secondo un piano di sviluppo pluriennale che dovrebbe concludersi entro il 2033, con una spesa prevista in 1.760 milioni di euro. Ad oggi sono già stati finanziati 559,36 milioni con voto unanime del Parlamento. “Il completamento del programma, per il restante valore previsionale complessivo di circa 997,64 milioni di euro, sarà realizzato attraverso successivi provvedimenti di finanziamento”, riporta il Ministero della Difesa. “Il programma potrà beneficiare di ulteriori finanziamenti per mezzo dei Fondi di sviluppo e coesione, disponibili nell’ambito del Contratto interministeriale di sviluppo (CIS) per l’area di Taranto, per complessivi 203 milioni di euro”. Cioè soldi letteralmente rubati dai programmi di sviluppo territoriale e riduzione dei gap infrastrutturali Nord-Sud per accrescere la militarizzazione delle aree del Mezzogiorno. Il progetto dello Stato Maggiore della Marina Militare prevede per Messina la realizzazione di una nuova Banchina Comando presso la Base Navale della Zona Falcata, “con una nuova lunghezza utile di attracco, in prossimità del waterfront, pari a 210 ml., ed una larghezza di 15 mt., nonché la realizzazione di un nuovo piazzale, attraverso l’utilizzo della piccola porzione di specchio d’acqua, con profondità pari a 1,5 mt, situato tra la Banchina Comando ed il pontile Commissariato”. L’ampliamento della banchina consentirà l’ormeggio fino a quattro pattugliatori d’altura di nuova generazione PPX, la cui realizzazione è stata affidata alla società OSN - Orizzonte Sistemi Navali, joint venture dei colossi del comparto militare-industriale Fincantieri SpA (51%) e Leonardo SpA (49%). Le nuove unità da guerra saranno lunghe 95 metri, larghe 14,2 e avranno un dislocamento di 2.400 tonnellate. Relativamente alle opere a terra, il progetto per l’Hub Navale prevede la “ristrutturazione degli edifici, la riqualificazione ambientale delle aree contermini e dei sottoservizi (fognature, depurazione, ecc.), necessari a garantire un sufficiente supporto operativo e logistico”. Più specificatamente saranno “risanati” gli edifici che attualmente ospitano la “Palazzina I” (Villa Ammiraglio da destinare ad alloggi per gli Ufficiali) e il Cinema – sala congressi. Verranno invece demoliti e ricostruiti ex novo le Palazzine ex Lante, De Lutti, “N” (destinate tutte ad alloggi per il personale militare); l’ex Magazzino doganale; i magazzini SCC64 e SCC65; la mensa di servizio; l’infermeria presidiaria; il complesso sportivo; lo spogliatoio tennis; la palestra; i campi da calcio e basket; l’officina S.E.N.; la cabina elettrica. “In questa fase di progettazione non è ancora stato definito un preciso cronoprogramma delle attività, tenuto conto che le opere a mare e le opere a terra potrebbero essere avviate secondo stralci funzionali”, riporta lo Stato Maggiore della Marina. “Si evidenzia comunque che le opere a mare avranno una durata massima di 12 mesi (pertanto di entità lieve), mentre è presumibile che le opera a terra una durata di due anni”. Opere infrastrutturali – in verità - tutt’altro che “lievi” e che modificheranno irrimediabilmente il volto di un’area che potrebbe fare invece da polmone verde e museo storico-artistico all’aperto per una Città finalmente liberatasi dal ricatto del Ponte-Mostro sullo Stretto.   Articolo pubblicato in Stampalibera.it il 26 novembre 2025, https://www.stampalibera.it/2025/11/26/linchiesta-voto-bipartisan-in-parlamento-per-la-nuova-base-di-guerra-navale-di-messina/
Dal febbraio 2022 la decisione di potenziare la Base Navale della Marina a Messina. Chi sapeva lo ha tenuto nascosto…
  E’ stato avviato quasi quattro anni fa l’iter progettuale finalizzato al potenziamento infrastrutturale della Base navale della Marina Militare nella Zona Falcata di Messina. Dai documenti predisposti dal Segretariato generale della difesa e Direzione Nazionale degli Armamenti Navali (NAVARM) dello Stato Maggiore della Difesa relativo alla realizzazione del grande Hub bellico-marittimo della Città dello Stretto si evince che già il 25 febbraio 2022 il Comando in Capo della Squadra Navale (CINCNAV) aveva individuato Messina per accogliere “prevedibilmente dal 2026” i Pattugliatori di nuova generazione O.P.V. PPX, la cui realizzazione è stata affidata alla società OSN - Orizzonte Sistemi Navali, joint venture dei colossi del comparto militare-industriale Fincantieri SpA (51%) e Leonardo SpA (49%). Il 9 marzo 2022 si è poi tenuta una specifica riunione, convocata dal 4° Reparto dello Stato Maggiore della Marina Militare per definire gli adeguamenti da attuare nella Base di Messina per assicurare il supporto logistico necessario alle nuove unità da guerra. L’Ufficio del Genio Militare di Messina è stato così incaricato a redarre uno Studio di Fattibilità rispondente alle richieste di CINCNAV che prevede la possibilità di ormeggiare quattro pattugliatori PPX, di cui due dislocate permanentemente e due temporaneamente/di passaggio, previo “ampliamento della banchina Comando con impalcato su pali”. “Alla luce delle sopraccitate considerazione oggettive, si è individuata una soluzione progettuale che accrescerà notevolmente la capacità di ormeggio (di punta) delle Unità Navali, incrementando di fatto, le dimensioni longitudinali e trasversali della banchina Comando”, riporta il Genio Militare. “L’idea progettuale restituirà una nuova Banchina Comando, con una nuova lunghezza utile di attracco, in prossimità del waterfront, pari a 210 ml., ed una larghezza di 15 mt., nonché la realizzazione di un nuovo piazzale, attraverso l’utilizzo della piccola porzione di specchio d’acqua, con profondità pari a 1,5 mt, situato tra la Banchina Comando ed il pontile Commissariato, tutto senza l’ausilio di opere di dragaggio”. L’ampliamento della banchina è reso necessario dalle dimensioni dei pattugliatori d’altura di nuova generazione in via di realizzazione da OSN - Orizzonte Sistemi Navali: essi saranno lunghi 95 metri, larghi 14,2 e avranno un dislocamento di 2.400 tonnellate. Lo studio di fattibilità del Genio Militare è stato esteso pure alle opere di aderenza a terra, “le quali si rendono necessarie sotto il profilo, logistico per il personale, dei servizi di mantenimento delle unità dislocate, nonché per il rifornimento tecnico-operativo (alimentazione elettrica, idrica e propulsione), oltre al naviglio già presente in Base Navale, fra Unità Navali minori e non (…) anche alla luce della presenza in Banchina di imbarcazioni della Guardia di Finanza e della Guardia Costiera, ormeggiate nelle proprie porzioni di banchina dedicata, e di futura dislocazione giusta progettazione inoltrata in data 11 Febbraio 2021 del Comando Generale delle Capitanerie di Porto”. Parallelamente alle opere marittime saranno realizzati magazzini, depositi, uffici, nonché le necessarie infrastrutture logistiche per gli equipaggi dei nuovi pattugliatori d’altura (alloggi, mense, attività ricreative, uffici per il personale ecc.). Previsti pure un nuovo impianto di conferimento acque reflue di bordo (nere e grigie); il rifacimento dei sottoservizi per le fognature fino all’allaccio comunale; “in subordine, qualora ritenuto efficace al costo, anche gli impianti di rifornimento combustibile e/o smaltimento acque oleose di sentine”. Possibile che in questi quattro anni e il numero dei soggetti coinvolti nella fase di realizzazione, nessuno a Messina fosse a conoscenza dell’intenzione della Marina Militare di trasformare ex novo il volto della Zona Falcata, area di interesse paesaggistico e storico-artistico di valore inestimabile? Difficile crederlo, specie per ciò che riguarda l’amministrazione comunale e le maggiori forze politiche, sociali e sindacali della città. Va segnalato in particolare che il pomeriggio del 4 giugno 2025 è stato firmato a Palazzo Zanca l’Accordo di Programma tra il Segretariato Generale della Difesa, la Marina Militare e l’Amministrazione comunale per la “riqualificazione di alcuni immobili della Marina Militare all’interno della base navale di Messina”. Secondo quanti riportato dall’Ufficiuo Stampa del Comune, “l’intesa raggiunta consentirà la realizzazione di una nuova scuola dell’infanzia e asilo nido all’interno dell’area militare attraverso la demolizione di manufatti preesistenti, a beneficio della collettività locale, non solo di quella militare”. Dunque demolizioni, edificazioni e “riqualificazioni”, in linea con quanto previsto dal Genio Militare. A sottoscrivere l’Accordo di Programma del 4 giugno, il generale Mario Sciandra, Direttore Generale della Direzione Generale dei Lavori del Ministero della Difesa (GENIODIFE); l’ammiraglio Andrea Cottini, Comandante Marittimo Sicilia, in rappresentanza dello Stato Maggiore della Marina; l’architetto Silvano Arcamone, Direttore Regionale dell’Agenzia del Demanio; il Sindaco di Messina, Federico Basile. “L’iniziativa è stata presentata dal colonnello Pasqualino Iannotti di GENIODIFE, che ha curato l’intero iter tecnico-amministrativo mentre il progetto di fattibilità tecnico economica è stato illustrato dal capitano di vascello Donato Orlando, Direttore della Direzione dei Lavori per la Marina Militare di Augusta”, aggiunge l’Ufficio Stampa di Palazzo Zanca. “Grande soddisfazione è stata espressa anche dal Vicesindaco Salvatore Mondello, che ha seguito con particolare attenzione l’iter dell’accordo: Riqualificare un’area strategica come quella della Base navale e restituirla in parte alla collettività attraverso un’opera educativa di qualità rappresenta una concreta risposta alle esigenze del presente e un investimento sul futuro”. Articolo pubblicato in Stampalibera.it il 21 novembre 2025, https://www.stampalibera.it/2025/11/21/esclusiva-dal-febbraio-2022-la-decisione-di-potenziare-la-base-navale-della-marina-a-messina-chi-sapeva-lo-ha-tenuto-nascosto/?fbclid=IwY2xjawORf4BleHRuA2FlbQIxMQBzcnRjBmFwcF9pZBAyMjIwMzkxNzg4MjAwODkyAAEeYRhQaL_g1vTIDEDPXLEFnWPpAblihxYia1ZJIkUBMgtOVfVQsSNHWWqkGqY_aem_TlzXnKTgkNrNyWtE0q13lA 
Egitto, al via la più grande fiera d’armi d’Africa: l’Italia tra i principali espositori e sponsor
Sarà una delle più grandi esposizioni di sistemi bellici mai realizzata nel continente africano e nell’area mediorientale: dall’1 al 4 dicembre l’Egitto ospiterà EDEX 2025, evento biennale organizzato dai ministeri della Difesa e della Produzione militare, con il patrocinio del Presidente della Repubblica Abdel Fattah Al Sisi, Comandante supremo delle forze armate egiziane.   La IV edizione della Fiera delle armi sarà ospitata presso l’International Exhibition Centre del Cairo e vedrà la partecipazione di oltre 400 espositori, primi fra tutti i colossi mondiali del comparto militare industriale e del settore aerospaziale. Ospiti d’onore i ministri della Difesa e i Capi di Stato maggiore delle forze armate di diversi paesi. Negli stand della kermesse faranno bella mostra di sé le nuove tecnologie per le guerre aeree, terrestri e navali prodotte in Italia. Gli organizzatori hanno già diffuso una brochure con un primo elenco degli espositori “eccellenti”: tra essi spiccano le maggiori holding a capitale statale Fincantieri SpA (gold sponsor di EDEX 2025) e Leonardo SpA (leading brand dell’esposizione). Ci sono poi ELT Group (Elettronica SpA di Roma), C.E.I.A. SpA di Arezzo, Panaro di Modena e il maggiore consorzio europeo produttore di sistemi missilistici, MBDA (platinum sponsor), di cui Leonardo controlla il 25% del capitale azionario. Nelle prossime settimane sarà diffuso l’elenco definitivo degli espositori bellici ed è più che prevedibile che il numero delle aziende italiane sarà imponente. L’Egitto è storicamente uno dei maggiori clienti del complesso militare industriale nazionale: solo nell’ultimo quinquennio sono state esportate armi al regime di Al Sisi per un valore superiore ai due miliardi di euro, nonostante lo stato nord-africano sia all’indice per la violazione sistematica dei diritti umani e si sia macchiato del sequestro, tortura e assassinio del giovane ricercatore universitario Giulio Regeni e dei depistaggi per impedire l’identificazione dei mandanti e degli esecutori del crimine. L’invito formale alle aziende del made in Italy per una partecipazione qualificata ad EDEX 2025 è stata fatta dal ministro della Produzione militare, Mohamed Salah El-Din, in occasione dell’incontro tenutosi al Cairo il 7 settembre scorso con l’ambasciatore italiano in Egitto, Michele Quaroni. All’ordine del giorno il rafforzamento della cooperazione industriale in ambito civile e (soprattutto) militare. “Esprimo tutto il mio entusiasmo per la possibilità di migliorare la nostra collaborazione e aprire nuove direzioni per una partnership strategica che porterà benefici ad entrambe le nazioni”, ha esordito Mohamed Salah El-Din al vertice con il diplomatico italiano. “La missione primaria del nostro dicastero è quella di supportare le Forze armate e la Polizia nella produzione di un’ampia gamma di sistemi d’arma, incluse munizioni leggere, medie e pesanti, carri armati, blindati, equipaggiamenti e sistemi elettronici avanzati, impiegando sempre le più moderne tecnologie”. In Egitto il Ministero della Produzione militare è a capo di 15 aziende industriali, un Centro di ricerca scientifico e tecnologico, un complesso addestrativo ed uno sanitario, alcuni poligoni per la sperimentazione ed i test di armi e munizioni e un’Accademia di Ingegneria avanzata e Tecnologia. Altrettanta enfasi è stata espressa dall’ambasciatore Quaroni. “Guardiamo all’Egitto come un promettente destinatario di investimenti, specie per la sua posizione geografica di connessione tra Africa, Europa ed Asia”, ha dichiarato il diplomatico. “C’è grande interesse delle industrie italiane a lavorare in multipli settori con le entità che operano nella produzione militare in Egitto. Dobbiamo continuare a dare impulso alle nostre relazioni bilaterali e chiedere una crescita negli scambi delle visite delle delegazioni tecniche ed industriali per esplorare le opportunità di collaborazione sul campo”. Mentre al Cairo era in corso il meeting tra il ministro della Produzione militare e l’ambasciatore italiano, nello specchio d’acqua antistante la città di Alessandria era in corso Bright Star 25, una delle più grandi esercitazioni militari mai effettuate in nord Africa ed in Medio Oriente. Ai war games a guida congiunta statunitense ed egiziana, hanno partecipato dall’1 al 10 settembre le forze armate di 43 Paesi, 30 in qualità di osservatori e 13 impegnati direttamente nell’esercitazione: tra questi spiccano, oltre ad USA ed Egitto, Arabia Saudita, Qatar, Grecia, Cipro ed Italia. A Bright Star 25, la Marina militare italiana ha schierato l’unità d’assalto anfibio multiruolo “Trieste”, la fregata missilistica Fremm “Fasan”, nave ammiraglia dell’operazione Mediterraneo Sicuro e alcune unità della Brigata “San Marco” di Brindisi. Le attività della Bright Star sono state condotte in due fasi: la prima, dall’1 al 6 settembre, in porto ad Alessandria d’Egitto, con incontri e conferenze su temi come la guerra elettronica, la cyber security, le attività anfibie, le procedure di abbordaggio, le minacce asimmetriche. La seconda fase ha preso il via il 7 settembre con quattro giorni di intense attività addestrative in mare aperto con simulazioni di lotta anfibia, anti-aerea e subacquea, Electronic Warfare Exercise, prove di tiro in poligono. A metà agosto 2025 era stato il cacciatorpediniere lanciamissili “Francesco Mimbelli”, anch’esso impegnato nell’operazione Mediterraneo Sicuro, a fare una sosta tecnico-diplomatica ad Alessandria d’Egitto. “La visita a bordo del ministro consigliere presso l’ambasciata d’Italia al Cairo, Maria Michela Laroccia, e di ospiti di alto profilo della comunità locale, ha suggellato, in un clima di grande cordialità e fruttuoso confronto, l’importanza della diplomazia navale e del ruolo della marina militare come strumento di cooperazione, proiezione e presenza, a salvaguardia degli interessi nazionali e promozione del sistema Paese all’estero”, si legge nella nota stampa emessa dallo Stato maggiore della Marina. Il 30 e 31 luglio si è svolta invece la visita ufficiale in Egitto del ministro della Difesa, Guido Crosetto. Al Cairo, Crosetto ha incontrato il presidente Abdel Fattah Al-Sisi e il ministro della Difesa e Comandante in capo delle forze armate, generale Abdel Magid Ahmed Abdel Mageed Saqr. “E’ stata una preziosa occasione per rafforzare i rapporti di collaborazione tra i nostri due Paesi, accomunati dall’obiettivo di garantire la sicurezza tanto nella regione mediorientale quanto nel Mediterraneo allargato”, ha dichiarato il ministro. “Abbiamo consolidato una visione condivisa sulla delicatissima situazione in Medio Oriente e su ogni altra area di crisi internazionale. E abbiamo sottolineato la volontà di lavorare in stretta sinergia per promuovere la stabilità regionale”. A riprova delle sempre più strette relazioni militari Italia-Egitto vanno infine ricordate le due missioni realizzate al Cairo nel corso del 2025 dal Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Luciano Portolano, la prima il 16 gennaio e la seconda il 27 maggio. Nel corso del “bilateral cooperation meeting” di inizio anno, Luciano Portolano ha incontrato il generale Kamal Wafaa Radwan, Capo della segreteria armamenti del regime Al Sisi. A fine maggio, il Capo di Stato maggiore della Difesa italiano ha incontrato invece il generale Ahmed Khalifa, Comandante delle forze armate egiziane. In ambedue gli incontri, le parti si sono impegnate a rafforzare i rapporti militari e ad accrescere l’inter-scambio di “esperti” e di sistemi d’armi e apparati bellici.   Articolo pubblicato in Pagine Esteri il 12 novembre 2025, https://pagineesteri.it/2025/11/12/africa/egitto-al-via-la-piu-grande-fiera-darmi-dafrica-litalia-tra-i-principali-espositori-e-sponsor/?fbclid=IwY2xjawOMCkdleHRuA2FlbQIxMQBzcnRjBmFwcF9pZBAyMjIwMzkxNzg4MjAwODkyAAEeU5xQIZJQpaDISob1xgA2IYAdnXPuGtizF4182-WEWJlTrHMVqf-wKCMXdrg_aem_D1v3NBK_i0ulNMEwfsTi_Q
Sorgerà a Messina l’Hub di Guerra della Marina Militare italiana
A Messina, nella più totale disattenzione delle istituzioni, dell’amministrazione comunale e delle forze politiche, sociali e sindacali, il ministero della Difesa sta per portare a termine un programma multimilionario che rafforzerà i processi di militarizzazione del territorio devastando irrimediabilmente la Zona Falcata, area di immenso valore paesaggistico e storico-architettonico. Il Segretariato generale della difesa e Direziona Nazionale degli Armamenti - Direzione degli Armamenti Navali (NAVARM) dello Stato maggiore della Difesa ha infatti avviato l’iter per l’avvio dei “Lavori di adeguamento infrastrutturale della Base Navale di Messina per garantire l’ormeggio di nuove unità navali tipo PPX”. Nelle intenzioni dei Signori della Guerra, la base della Marina Militare della Città dello Stretto è destinata ad ospitare “prevedibilmente” dal 2026 i pattugliatori d’altura di nuova generazione in via di realizzazione dalla società OSN - Orizzonte Sistemi Navali, joint venture dei colossi del comparto militare-industriale Fincantieri SpA (51%) e Leonardo SpA (49%). La realizzazione dell’Hub militare del Mare di Messina vede come general contractor l’Associazione temporanea di imprese (ATI) composta da Fincantieri Infrastrutture Opere Marittime di Genova e FINSO (Fincantieri Infrastrutture Sociali) SpA di Firenze e come progettista F&M Ingegneria SpA di Mirano (Venezia). Il progetto prevede la realizzazione, “in ampliamento a quella attuale, che verrà comunque conservata sul lembo lato terra”, di una nuova banchina della lunghezza totale di 210 metri ad integrazioni delle attuali banchine del Forte, Pontile Comando e Pontile Commissariato. Parallelamente alle opere marittime si realizzeranno interventi a terra da “destinare al mantenimento tecnico/operativo delle navi attraverso la realizzazione di magazzini/depositi, uffici, edifici destinati alla logistica quali alloggi, mense, attività ricreative ed uffici per il personale”. Più specificatamente le opere a mare prevedono l’“ampliamento della sola banchina Comando con impalcato su pali, interessando anche porzioni di banchina adiacenti, così da poter ospitare quattro navi tipo O.P.V. di nuova generazione di cui due dislocate permanentemente e due temporaneamente/di passaggio; tale attività non comporterà scavi di dragaggio”.   Relativamente alle opere a terra, i progettisti prevedono la “ristrutturazione (o risanamento conservativo ove possibile) degli edifici, la riqualificazione ambientale delle aree contermini e dei sottoservizi (fognature, depurazione, ecc), necessari a garantire un sufficiente supporto operativo e logistico”. In verità il “risanamento conservativo” interesserà solo gli edifici che attualmente ospitano la “Palazzina I” (Villa Ammiraglio da destinare ad alloggi per gli Ufficiali) e il Cinema – sala congressi. Verranno invece demoliti e ricostruiti ex novo le Palazzine ex Lante, De Lutti, “N” (destinate tutte ad alloggi per il personale militare); l’ex Magazzino doganale; i Magazzini SCC64 e SCC65; la Mensa di servizio; l’Infermeria presidiaria; il Complesso sportivo; lo Spogliatoio tennis; la Palestra; i Campi da calcio e basket; l’Officina S.E.N.; la Cabina elettrica. Come dire sarà pesantemente modificata l’urbanistica e la stessa skyline della Zona Falcata di Messina. Del programma di trasformazione urbana e rafforzamento dei dispositivi militari sembra che non se ne siano accorti nessuno in città. Nessun ostacolo è stato frapposto alla furia devastatrice del Ministero della Difesa e dello Stato maggiore della Marina. Fortunatamente con nota del 10 novembre del 2025, la Direzione Generale delle Valutazioni ambientali del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha sollevato più di un dubbio sull’impatto ambientale delle opere in via di realizzazione. “Sulla base delle informazioni fornite con la documentazione trasmessa – scrive la Direzione del MASE - in considerazione dell’entità e della complessità delle opere in progetto, come più diffusamente illustrato nella nota tecnica allegata, si ritiene che per i Lavori di adeguamento infrastrutturale della Base Navale di Messina per garantire l'ormeggio di nuove unità navali tipo PPX, non sia possibile escludere la sussistenza di potenziali impatti significativi e negativi legati alla realizzazione e all’esercizio delle opere previste. Si propone pertanto che lo stesso debba essere sottoposto a Valutazione di Impatto Ambientale ai sensi dell’art. 23 del D.Lgs. 152/2006 comprendente la Valutazione di Incidenza ambientale ai sensi dell’art. 10 co. 3 del D.Lgs. 152/2006”. Il programma PPX (noto anche come programma "OPV - Offshore Patrol Vessel") è stato lanciato dallo Stato maggiore della Marina Militare per rafforzare le capacità di sorveglianza navale delle acque nazionali ed internazionali e di proiezione avanzata delle forze armate italiane in ambito NATO ed extra-NATO. Quattro pattugliatori d’altura sono in fase di costruzione nei cantieri navali di Riva Trigoso e del Muggiano di OSN - Orizzonte Sistemi Navali e dovrebbero essere consegnati alla Marina tra il 2030 e il 2032. Nei deliri di grandezza degli ammiragli tricolore ci sarebbe l’intenzione di finanziare la realizzazione di altri sei pattugliatoti PPX. Il costo di ogni unità all’avvio del programma navale era stimato in 236 milioni di euro circa. I pattugliatori avranno una lunghezza di 95 metri ed una larghezza di 14,2 e il loro dislocamento sarà di 2.400 tonnellate. Potranno raggiungere la velocità di 24 nodi (44,45 Km/h) con un’autonomia di navigazione di 3.500 miglia. L’equipaggio sarà composto da una novantina di uomini e donne, mentre le unità saranno armate dal cannone multiruolo OTO Melara “Super Rapido” da 76/62mm in versione Davide/Strales (costruito da Leonardo SpA negli stabilimenti di La Spezia) e da un cannone navale leggero “Lionfish” anch’esso prodotto da Leonardo.
L’Italia vende a Israele i cannoni per le nuove corvette
  Le immagini delle imbarcazioni evidenziano come a prua sarà montata una torretta con il cannone OTO Melara Super Rapido da 76 mm, già in dotazione e impiegato per bombardare e distruggere il porto di Gaza dopo il 7 ottobre 2023  Saranno armate con cannoni italiani le nuove corvette della Marina Militare dello Stato sionista di Israele. Dopo le anticipazioni di alcune riviste specializzate nel settore della difesa, arriva la conferma ufficiale da parte delle autorità di Tel Aviv. Lo Stato Maggiore della Marina ha pubblicato alcune slide con il design delle corvette di nuova generazione classe “Reshef”. Le immagini evidenziano come a prua delle imbarcazioni sarà montata una torretta con il cannone OTO Melara Super Rapido da 76 mm, già in dotazione delle corvette della classe “Sa’ar 6” impiegate per bombardare e distruggere il porto di Gaza dopo il 7 ottobre 2023. Questo modello di cannone navale è prodotto dal Gruppo Leonardo SpA negli stabilimenti di La Spezia. La costruzione della prima corvetta della classe “Reshef” ha preso il via a metà febbraio 2025 presso i cantieri navali Israel Shipyards di Haifa. Il primo esemplare dovrebbe essere consegnato entro il 2029. Il programma del ministero della Difesa israeliano prevede l’acquisizione di cinque unità, con un costo complessivo di 780 milioni di dollari. Le corvette avranno un dislocamento da 1.000 tonnellate, una lunghezza di 77 metri e una larghezza di poco inferiore agli 11 metri. Oltre all’OTO Melara Super Rapido di Leonardo, le nuove corvette saranno armate da un sistema SAM Rafael C-DOME (versione navale del più famoso IRON DOME) con 4 lanciatori verticali, e da una batteria di 8 missili supersonici antinave GABRIEL V. Inoltre saranno montati a bordo anche due puntatori Rafael TYPHOON da 25/30 mm. I cannoni navali 76/62 Super Rapido sono in grado di sparare fino a 120 colpi al minuto. I sistemi vengono utilizzati per la “difesa” antiaerea e anti-missile e per il bombardamento navale e costiero. La prima consegna alla Marina israeliana dei Super Rapido è stata fatta nel settembre 2022 in vista dell’installazione a bordo delle corvette della classe “Sa’ar 6”, acquistate in Germania dalla società ThyssenKrupp Marine Systems. Il trasferimento dei cannoni navali italiani è avvenuto grazie ad un contratto firmato con la holding italiana dal Dipartimento di Stato USA, nell’ambito di una fornitura di armi alle forze armate israeliane da parte di Washington. Il valore della commessa, comprensivo del relativo supporto tecnico è stato di 440 milioni di dollari circa. “Il Governo di Israele ha richiesto la possibile vendita di tredici cannoni navali da 76mm”, riporta una nota dell’Agenzia alla cooperazione alla sicurezza del Dipartimento della difesa degli Stati Uniti d’America (DSCA), emessa il 28 aprile 2017. “Saranno inclusi pure i ricambi di bordo per supportarne l’operatività e la manutenzione preventiva (…) gli ingegneri, i tecnici del Governo USA e della società contractor ed i servizi di supporto logistici; le attività di addestramento del personale predisposto alla manutenzione”. In un’intervista rilasciata l’8 febbraio 2024 alla rivista Israel Defense, il tenente colonnello Steven in forza alla 3^ flotta della Marina Militare israeliana, nel soffermarsi sui sistemi d’arma a bordo delle corvette impegnate nelle operazioni di guerra contro Gaza ha spiegato che la “maggior parte” di essi “è stata prodotta da industrie israeliane, eccetto i cannoni da 76mm, prodotti invece dall’azienda italiana OTO Melara”. Un’autorevole conferma, quella dell’ufficiale israeliano che anche le aziende belliche italiane hanno le mani sporche di sangue del popolo palestinese.    Articolo pubblicato in Africa Express il 7 novembre 2025, https://www.africa-express.info/2025/11/07/al-diavolo-il-genocidio-litalia-vende-a-israele-i-cannoni-per-le-nuove-corvette/
Nuovi missili israeliani al Marocco: business is business
La popolazione protesta contro la guerra a Gaza, ma Rabat acquista nuovi missili da Tel Aviv Mentre in Marocco si moltiplicano le manifestazioni popolari contro il genocidio del popolo palestinese a Gaza, si consolida la partnership tra le forze armate di Rabat e le industrie belliche israeliane. Nei giorni scorsi nella regione orientale del paese, l’esercito ha testato il nuovo missile supersonico “Extra” prodotto da Elbit Systems Ltd, una delle maggiori aziende del settore aerospaziale di Israele, con quartier generale ad Haifa. Le esercitazioni con l’uso dei missili “Extra” sono state pianificate nell’ambito del programma di modernizzazione dell’apparato militare. Fonti delle forze marocchine hanno spiegato che questo sistema d’arma consentirà di rafforzare le capacità di strike in profondità. Gli “Extra” sono razzi di artiglieria da 306 mm; possono trasportare testate esplosive da 120 kg e colpire centri di comando e comunicazione, installazioni logistiche e infrastrutture di trasporto, fino a 150 km di distanza. “Il sistema missilistico è particolarmente efficace nelle operazioni in territorio urbano ma consente di svolgere missioni con accuratezza e successo in anche in altri diversi ambienti”, spiegano con enfasi i manager di Elbit Systems. Il test degli “Extra” sono stati svolti dall’esercito con l’impiego del sistema lanciarazzi PULS (Precise and Universal Launching System) recentemente acquisito dall’azienda israeliana con un contratto di 150 milioni di dollari. Oltre agli “Extra” il sistema PULS può lanciare anche i Predator Hawk, con calibro da 370 mm e un raggio operativo fino a 300 km, accrescendo significativamente la flessibilità operativa delle forze armate marocchine. “Con il test dei nuovi missili si invia un chiaro messaggio non solo di tipo militare ma anche geopolitico”, riporta la testata specializzata Israel Defense. “Inoltre, questo rappresenta un altro step nel rafforzamento dei legami nel campo della sicurezza e diplomatici tra il Marocco ed Israele dopo il rinnovo delle relazioni tra Rabat e Tel Aviv nel 2020”. Negli scorsi mesi le autorità militari marocchine avevano sottoscritto con Elbit Systems pure un contratto per la fornitura di 36 semoventi ruotati di artiglieria ATMOS (Autonomous Truck Mounted Howitzer System) da 155 mm. “L’ATMOS è un sistema molto flessibile che consente di installare cannoni da 105 mm e 155/39 – 155/52 mm su telai di diversa provenienza, con cabina blindata per la protezione di equipaggio ed artiglieri”, riporta Ares Difesa. I sistemi di artiglieria ATMOS sono dotati di sofisticati apparati computerizzati di comando e controllo del fuoco che consentono il caricamento automatico in grado di erogare fino ad 8 colpi al minuto ed ingaggiare bersagli entro un raggio di circa 40 km. I semoventi possono ospitare da due a sei militari di equipaggio. Gli ATMOS sono avio trasportabili da velivoli come i C-130 “Hercules” prodotti dal colosso statunitense Lockheed Martin.   Articolo pubblicato in Africa ExPress il 31 agosto 2025, https://www.africa-express.info/2025/08/31/nuovi-missili-israeliani-al-marocco-business-is-business/
Dai droni di Gaza agli elicotteri italiani: la tecnologia israeliana entra nei cieli di Roma
Mentre a Gaza le forze armate di Israele proseguono impunemente la loro campagna genocida contro il popolo palestinese, in una base aerea romana si sperimentano sofisticate tecnologie israeliane grazie all’inedita partnership tra aziende belliche nazionali ed internazionali e l’Aeronautica Militare italiana.  Odysight.ai Inc., società specializzata in tecnologie aerospaziali e di rilevamento visivo ha reso noto di aver completato “con successo” una serie di test in Italia sugli elicotteri AgustaWestland AW139 prodotti dalla holding Leonardo SpA. Secondo l’ufficio stampa dell’azienda israeliana che ha quartier generale a Ramat Gan e stabilimenti nel Parco industriale di Omer (nei pressi della città di Be’er Sheva, deserto del Negev), il sistema di sensori e video TruVision è stato integrato sugli AW139 per monitorare grazie all’intelligenza artificiale i dati operativi provenienti dalle macchine ed individuare gli eventuali guasti prima che essi si manifestino. “L’integrazione del sistema rappresenta per noi una prima presenza operativa in Europa, un passo significativo verso l’espansione della società nel secondo mercato di elicotteri più grande nel mondo”, riportano i manager di Odysight.ai. “I test, in cooperazione con SIPAL, una società leader in Italia nel settore ingegneristico, sono stati condotti dall’Unità Sperimentale Voli dell’Aeronautica militare (R.S.V.), parte della Divisione di sperimentazione aeronautica e spaziale, responsabile dello studio e della conduzione di tutti i test a terra e in volo dei velivoli in dotazione alle forze aeree nazionali, nonché dello sviluppo di software e hardware per i sistemi aeronautici”. L’azienda israeliana non fornisce altre indicazioni sul reparto dell’Aeronautica che ha fornito personale, mezzi e infrastrutture per i test dei sensori ma è evidente che si tratta del Reparto Sperimentale Volo di Pratica di Mare (Roma) che segue le prove in volo e a terra di tutti gli aeromobili e materiali di cui la forza armata è in possesso o intende acquisire. L’Ente si occupa pure di tutte le presentazioni in volo degli aeromobili dell’Aeronautica militare negli spettacoli aerei e nei saloni aeronautici internazionali e provvede all’addestramento iniziale dei reparti di volo che ricevono gli aeromobili di nuova generazione. A Pratica di Mare dal 1° luglio 2014 opera inoltre il GIAS -Gruppo Ingegneria per l’Aero-Spazio con l’obiettivo di espandere le competenze tecnologiche ed operative dal dominio aeronautico a quello aerospaziale (fino a 100 km di quota). “Dopo il precedente successo con l’Aeronautica militare israeliana e le più importanti società aeronautiche degli Stati Uniti d’America, abbiamo avuto modo di dimostrare tutte le nostre capacità e competenze in Europa”, ha enfatizzato Yehu Ofer, presidente del consiglio di amministrazione di Odysight.ai, già pilota e comandante dell’Israeli Air Force (IAF). “I test dell’Aeronautica militare italiana rappresentano un importante tappa nell’espansione europea di Odysight.ai. Lavorare accanto ai migliori esperti europei ci ha permesso di dimostrare come le nostre tecnologie basate sull’Intelligenza Artificiale si integrino bene negli ecosistemi aerospaziali esistenti”. Yehu Ofer ha poi voluto ricordare come tutte le prove siano state condotte sull’elicottero AgustaWestland AW139 di Leonardo, in dotazione all’Aeronautica militare italiana. “Si tratta di un velivolo bimotore, multimissione, tra i più venduti al mondo per applicazioni nel settore civile e militare”, ha affermato il responsabile di Odysight.ai. “E’ una piattaforma significativa con più di 1.000 unità in servizio globale. Il modello è prodotto in collaborazione con Boeing, e negli Stati Uniti la sua versione militare è conosciuta come MH-139A Grey Wolf. L’aver operato su questa piattaforma così versatile e globalmente riconosciuta ha consentito ad ambo le parti di conseguire gli elementi validi per le future applicazioni”. Oltre che dalle forze armate e dalla Polizia di Stato italiane, in campo militare e per il controllo dell’ordine pubblico, gli elicotteri AW139 di Leonardo sono stati acquistati da Algeria, Angola, Australia, Bangladesh, Brasile, Bulgaria, Burkina Faso, Cile, Cina, Cipro, Colombia, Corea del Sud, Costa d’Avorio, Croazia, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Estonia, Etiopia, Giappone, Giordania, Grecia, Indonesia, Irlanda, Kenya, Libano, Libia, Malesia, Malta, Marocco, Oman, Namibia, Nepal, Nigeria, Paesi Bassi, Pakistan, Panama, Qatar, Repubblica del Congo, Slovenia, Spagna, Thailandia, Trinidad e Tobago, Turkmenistan e USA. Come dire da mezzo mondo.   La società israeliana Odysight.ai produce sensori e visori AI e sofisticate apparecchiature per applicazioni in ambito aerospaziale, trasportistico e industriale-energetico. Oltre agli stabilimenti in Israele, Odysight.ai ha aperto propri uffici di rappresentanza negli Stati Uniti d’America (a Carson City, Nevada) ed in Europa, nello specifico a Milano. Il 22 settembre 2024 è entrato a far parte del consiglio di amministrazione del gruppo israeliano il manager italiano Carlo Papa, direttore della Fondazione ENEL e consulente economico di SACE - Servizi assicurativi e finanziari per le imprese e di BRG-Italia (Berkeley Research Group), società leader nel settore delle consulenze finanziarie. Nell’ultimo biennio, quello segnato dalle campagne militari israeliane contro la Striscia di Gaza, il Libano, la Siria, lo Yemen e l’Iran, Odysight.ai ha ottenuto importanti commesse dal Ministero della difesa e dalle forze armate di Tel Aviv. Il 20 febbraio 2024 l’azienda ha annunciato la consegna all’Aeronautica militare israeliana di un innovativo sistema automatizzato PdM da montare a bordo degli elicotteri d’attacco Boeing AH-64 “Apache” per “accrescerne gli standard di sicurezza e l’efficienza operativa”. Il mese successivo Odysight.ai fa firmato un contratto del valore superiore al milione di dollari per la fornitura di sofisticati sensori visivi e programmi AI per gli elicotteri Lockheed Martin (Sikorsky) SH-60 “Seahawk” in dotazione alle forze aeree israeliane. Il 24 giugno 2025 l’azienda ha reso noto di aver completato la consegna alle autorità militari di Tel Aviv di un sistema di sensori ottici destinato ai famigerati droni di intelligence ed attacco “Heron TP”, ripetutamente impiegati a Gaza e in West Bank. “L’integrazione del sistema a bordo dei velivoli senza pilota è parte di un più ampio sforzo per potenziare l’aeronavigabilità e la sicurezza operativa delle forze aeree di Israele”, il commento dei manager di Odysight.ai. I test con gli elicotteri AW139 dell’Aeronautica italiana a Pratica di Mare hanno invece preso il via a seguito della firma di un accordo di “partnership strategica”, il 4 dicembre 2023, con il gruppo di ingegneria avanzata SIPAL SpA di Torino. “Scopo primario della collaborazione sarà lo sviluppo di applicazioni avanzate per il settore aerospaziale e per i mercati industriali di tutto il mondo”, riporta la nota stampa pubblicata da Odysight.ai. “In particolare saranno realizzate soluzioni di prossima generazione per accrescere le competenze degli addetti alla manutenzione e all’ispezione interna dei velivoli aerei. I sistemi misti saranno basati sui display forniti da SIPAL e dai visori PHM di Odysight, inclusi gli algoritmi di intelligenza artificiale e sistemi di analisi video. Essi consentiranno l’accesso a un vasto numero di dati raccolti durante le operazioni di volo e da terra”. Ancora più enfatiche le dichiarazioni del presidente del CdA di SIPAL SpA, Ignazio Dogliani. “La nostra società guarda con grande interesse alla realizzazione di progetti tecnologici in collaborazione con Odysight”, ha spiegato Dogliani. “SIPAL è certa che la combinazione delle capacità tecnologiche delle due aziende porterà a prodotti innovativi che potranno avere un grande impatto nella condivisione di futuri mercati”. Fondata nel 1978, la società di ingegneria avanzata SIPAL è stata acquista integralmente dieci anni dopo dal Gruppo FININC SpA, uno dei principali operatori specializzati nel settore delle concessioni e nella progettazione, costruzione e gestione di grandi opere infrastrutturali sia in Italia che all’estero. FININC è pure attivo in campo ospedaliero, attraverso due investimenti in strutture sanitarie nel nord Italia. Con capitale sociale di due milioni di euro e oltre 400 dipendenti in organico, SIPAL SpA opera sia in campo militare che civile e lo scorso anno ha registrato un fatturato di 47 milioni di euro. “Siamo un polo ingegneristico di riferimento per l’ambito aeronautico, capace di offrire ai principali attori dell’Aerospazio e della Difesa un ventaglio completo di attività collegate al Supporto Logistico Integrato, incluse tutte le autorizzazioni di sicurezza necessarie per operare ai più alti livelli di riservatezza e protezione delle informazioni e dei dati dalle possibili intercettazioni”, spiegano i manager della società torinese. Recentemente SIPAL ha aperto proprie sedi all’estero, a Washington (USA), in India e in Romania. Oltre un centinaio i clienti di riferimento, tra cui le forze armate e l’Arma dei Carabinieri e le maggiori aziende industriali militari italiane ed internazionali (Iveco Defense Vehicles, Rheinmetall, Leonardo, Thales Alenia Space, Piaggio Aerospace, ELT Group, Avio, ecc.).   Articolo pubblicato in Pagine Esteri il 5 novembre 2025, https://pagineesteri.it/2025/11/05/mondo/dai-droni-di-gaza-agli-elicotteri-italiani-la-tecnologia-israeliana-entra-nei-cieli-di-roma/
Compri cyber tecnologie da Israele? Lo Stato ti premia!
"Sono previsti criteri di premialità per le proposte o per le offerte che contemplino l’uso “di tecnologie di cybersicurezza italiane o di Paesi appartenenti all'Unione europea o di Paesi aderenti alla NATO o di Paesi che sono parte di accordi di collaborazione con l’Unione europea o con la NATO in materia di cybersicurezza, protezione delle infrastrutture classificate, ricerca e innovazione”. Si legge così nelle Linee Guida dell'Agenzia per la cybersicurezza nazionale, entrate in vigore lunedì 3 ottobre 2025. I Paesi "partner" dell'Unione Europea e della NATO che consentiranno un "premio" alle società italiane che acquisteranno tecnologie cyber, sistemi antivirus e di videosorveglianza, tecnologie anti-drone e altre e per il controllo di droni? E' sempre l'Agenzia per la cybersicurezza nazionale a specificarlo nelle Linee Guida: Australia, Corea del Sud, Giappone, Nuova Zelanda, Svizzera e l'immancabile, Israele, Stato belligerante e genocida. Da due giorni pertanto tutte le imprese che si rivolgeranno al complesso militare-sicuritario-industriale israeliano per acquisire sistemi di cybersecurity saranno premiate nei bandi di gara con la pubblica amministrazione con otto punti in più rispetto alle concorrenti. L'Italia ha sempre più il corpo, mani, braccia e gambe sporche del sangue palestinese.
L’italiana Leonardo fornirà i cannoni per le nuove corvette da guerra israeliane
Più riviste specializzate avevano ipotizzato nei mesi scorsi che le nuove corvette militari della Marina israeliana della classe Reshef in via di realizzazione in Israele saranno armate con i cannoni OTO Melara Super Rapido da 76mm prodotte dal Gruppo Leonardo negli stabilimenti di La Spezia. Adesso c'è la conferma dello Stato Maggiore della Marina da guerra di Tel Aviv: dalla slide pubblicata con il design della corvetta di nuova generazione si evince come a prua dell'imbarcazione sarà montata una torretta con il cannone Super Rapido italiano, già in dotazione delle corvette della classe Sa'ar 6 impiegate per bombardare e distruggere il porto di Gaza dopo il 7 ottobre 2023. La costruzione della prima corvetta della classe Reshef ha preso il via a metà febbraio 2025 preso i cantieri navali Israel Shipyards di Haifa. Il programma del ministero della Difesa israeliano prevede l'acquisizione di cinque unità, con un costo complessivo di 780 milioni di dollari. Le corvette – il primo esemplare dovrebbe essere consegnato nel 2029 – avranno un dislocamento da 1.000 tonnellate, una lunghezza di 77 metri e una larghezza di poco inferiore agli 11 metri. Oltre all'OTO Melara Super Rapido da 76 mm (in grado di sparare fino a 120 colpi al minuto), le corvette della classe Reshef saranno armate da un sistema SAM Rafael C-DOME (versione navale del più famoso IRON DOME) con 4 lanciatori verticali, e da una batteria di 8 missili supersonici antinave GABRIEL V. Inoltre saranno montati a bordo anche 2 puntatori Rafael TYPHOON da 25/30 mm. Il sogno della Grande Israele si conferma un'ottima occasione di affari per il complesso militare industriale internazionale.
Nuove armi italiane all'Ucraina via Sardegna e Polonia
  Il sito specializzato ItaMilRadar ha tracciato lunedì 26 ottobre 2025 il volo di un grande aereo cargo KC-767A in dotazione al 14° Stormo dell'Aeronautica Militare di Pratica di Mare (Roma) che dalla base aerea NATO di Decimomannu in Sardegna ha raggiunto lo scalo polacco di Rzeszów, il maggiore hub della NATO per i rifornimenti di armi, munizioni e mezzi di guerra alle forze armate ucraine in guerra contro la Russia. "Anche se non sono state rilasciate informazioni ufficiali, lo schema di volo e la destinazione suggeriscono che la missione è legata al trasferimento di equipaggiamento militare o di sistemi d'arma, dato che operazioni simili che coinvolgono il velivolo KC-767A sono state osservate in passato", riportano gli analisti di ItaMilRadar. L'aereo da trasporto dell'Aeronautica Militare italiana ha lasciato Pratica di Mare alle ore 12.32 di lunedì per poi raggiungere la base di Decimomannu. Meno di un'ora dopo il KC-767A è decollato alla volta dello scalo-hub di Rzeszów dove è giunto alle 17.14. Il velivolo ha poi lasciato la Polonia per rientrare in Italia ed atterrare nell'aeroporto militare di Pisa San Giusto (ore 20.13 locali). L'Italia e le sue infrastrutture militari si confermano tra i maggiori supporter di Kiev a livello internazionale.
Shock Economy. Le aziende italiane sognano affari a Gaza...
Le forze armate israeliane continuano a bombardare la Striscia di Gaza nonostante l'accordo di cessate il fuoco promosso da Donald Trump ma in Italia c'è già chi pensa a fare affari miliardari con la "ricostruzione" di Gaza City. L'edizione italiana di Fortune (nota rivista economica USA) ha pubblicato un articolo dal significativo titolo "La ricostruzione a Gaza e le sfide per le imprese tricolore" in cui elenca le principali società che punterebbero a mettere le mani sull'affaire, stimato internazionalmente tra i 50 e i 70 miliardi di dollari. "Le aziende europee avranno una corsia privilegiata nelle gare per la ricostruzione, e in questo quadro aziende italiane come Webuild, Ansaldo Energia, Saipem e Maire, potrebbero partecipare alle attività di ricostruzione", scrive Fortune Italia. "Prysmian potrebbe essere coinvolta nella fornitura dei cavi dell’alta tensione per ripristinare la rete elettrica e di quelli per l’elettrificazione degli edifici. Ci sono poi aziende come Buzzi Unicem e Cementir che potrebbero essere coinvolte in ogni caso, essendo tra i maggiori produttori al mondo di cemento e calcestruzzo (e quindi in grado di collaborare con chiunque sarà il committente dei lavori)". In pole position dunque le aziende leader del settore costruzioni ed engineering, prima fra tutte la Webuild asso pigliatutto delle Grandi Opere in Italia, prima fra tutti il Ponte sullo Stretto di Messina, irrealizzabile, ma per cui è previsto comunque un investimento non inferiore ai 15 miliardi di euro. "Si parla di aziende italiane di dimensione globale, abituate a destreggiarsi in mezzo continente, tra appalti e tecnologie all’avanguardia", commenta ancora Fortune Italia. "È interessante notare due fattori che potrebbero favorire le aziende italiane: la prossimità geografica, che consente di abbattere i costi di trasporto rispetto ad altri competitor e la prossimità politica, perché indubbiamente il ruolo equilibrato del governo Meloni, favorevole alla pace ma contrario a frettolosi riconoscimenti di nuovi stati e non equidistante tra Israele e un gruppo terroristico come Hamas, ci rende più credibili agli occhi di americani e israeliani". In conclusione del suo articolo, Fortune Italia afferma con soddisfazione che l’Italia, questa volta, "ha le carte giuste per contare". Sì, "contare" senza doversi vergognare di contare le innumerevoli vittime innocenti della sanguinaria campagna genocida di Israele, ampiamente sostenuta dal trio del tricolore Meloni-Tajani-Crosetto.