Nessuna delega Azione diretta Autogestione
E’ per dire basta ai progetti e alla realizzazione delle grandi opere nocive e
inutili in programma nei nostri territori che centinaia di associazioni,
comitati, studenti, lavoratori e lavoratrici ma anche singoli cittadini si sono
autorganizzati localmente nei vari territori dando vita a iniziative di protesta
e vertenze per fermare gli effetti catastrofici che queste hanno o potrebbero
causare in futuro.
Nei singoli territori la popolazione si è autorganizzata dando vita ad assemblee
e riunioni locali esprimendo anche l’esigenza di coordinarsi e arrivare insieme
a percorsi condivisi dandosi delle scadenze locali e nazionali, promuovendo di
volta in volta le successive iniziative per dare continuità alle lotte e alle
vertenze dal basso e soprattutto non dare tregua alle speculazioni cementizie e
inquinanti che intendono perpetuare la devastazione ambientale e sociale nei
territori.
L’esigenza per molti è stata di non delegare partiti e istituzioni, approfondire
le peculiarità di ogni singolo progetto predatorio e informare ancor di più la
cittadinanza delle singole comunità locali sulla realtà oggettiva e gli effetti
che i progetti di grandi opere hanno avuto e avranno sull’ambiente, il lavoro,
la salute di tutte e tutti. L’ aspetto comune emerso è stato che, dietro ogni
singolo progetto, seppur diversi tra loro, è palese l’obbiettivo unico di fare
profitto da parte di alcune grandi aziende, per citarne alcune, ENI, Benetton,
ILVA eccetera, già coinvolte in tante catastrofi note nel nostro paese.
Alcuni comitati contrari alle grandi opere sono più noti come il No TAV ( Treno
ad Alta velocità), il No Triv ( progetto di Eni, Total e Rockhopper
Exploration), No tap (Trans Adriatic Pipeline è la parte finale di un
megagasdotto di quattromila chilometri che parte dall’Azerbaijan e approda in
Italia presso S.Foca una delle più belle spiagge del Salento per proseguire fino
a Brindisi e continuare, attraversando le zone ad alta sismicità del centro
Italia, per giungere poi in Europa), No Muos (Mobile User Objective System
sistema di comunicazioni satellitari (SATCOM) militari gestito dal Dipartimento
della Difesa degli Stati Uniti composto da quattro satelliti (più uno di
riserva) e quattro stazioni di terra, una delle quali in Sicilia, a Niscemi.
Esistono sparsi sul territorio tanti altri comitati di base meno conosciuti,
poiché quasi del tutto ignorati dai media in main stream, che si vanno
coordinando e autorganizzando localmente
Utilizzando anche lo strumento del ricatto del bisogno di nuovi posti di lavoro
in realtà molti progetti,in passato, hanno dimostrato che questo era falso
poiché hanno dato forma solo a una piccola manciata di nuovi posti rispetto alle
grandi cifre promesse. I lavoratori e le lavoratrici assunte hanno avuto
contratti precari, sono stati sottopagati e senza alcuna forma di sicurezza sul
lavoro. Oltretutto il numero di nuovi posti di lavoro è stato di gran lunga
esiguo rispetto a quelli persi con i licenziamenti e la chiusura di piccole
aziende schiacciate dalle holding dei monopoli, che hanno speculato facendo
affari utili solo per una manciata di privilegiati e ricchi a discapito
dell’ambiente e della salute degli abitanti delle aree interessate e
circostanti.
La composizione dei progetti e la messa in posa delle opere sta avvenendo dunque
sulla pelle e a spese dei cittadini la cui opinione dissenziente a questo
sistema si sta cercando continuamente di tarpare e reprimere da parte di tutti i
governi locali e nazionali che si sono succeduti con la retorica delle false
promesse vanificate poi dalle lungaggini burocratiche.
Intanto le catastrofi sono all’ordine del giorno, dal crollo dei ponti
autostradali ai terremoti, che avvengono naturalmente certo ma stanno creando
sempre più danni e morti poiché paesi, città, industrie e insfrastrutture stanno
continuando ad essere costruite in aree notoriamente ad alto rischio sismico.
Interi edifici di vecchie grandi opere nocive ormai inattive poi non sono state
bonificate, come promesso, e persistono nel loro stato di abbandono, degrado e
nocività.
La mancata manutenzione inoltre delle infrastrutture e i cambiamenti climatici
dovuti all’inquinamento e non solo stanno peggiorando le condizioni di
vivibilità di giorno in giorno.
Mentre i tagli alla sanità e ai posti di lavoro sono una realtà ormai difficile
da mistificare si va delineando la necessità di non delegare la propria vita, i
propri saperi, la propria salute e si va concretizzando sempre di più
l’autorganizzazione e l’autogestione dal basso.
Sul nostro territorio sono numerose le realtà che vanno coordinandosi, dal parco
di Aguzzano al laghetto dell’ex Snia, ai vari comitati che dicono No agli
inceneritori fino ai comitati del litorale romano che sono contrari alla
realizzazione di grandi opere quali il raddoppiamento dell’aereoporto di
Fiumicino, l’inceneritore di Pizzo del prete, la realizzazione del porto
commerciale e altri progetti sparsi sul territorio urbano ed extraurbano, del
litorale e non solo.
Il 23 marzo la città di Roma si è svegliata con la visita del premier cinese Xi
Jinping, in città per un incontro strategico e stringere accordi con il governo
italiano per la realizzazione di grandi opere e infrastrutture circa il
progetto denominato “Via della seta”. Proprio in virtù di questo progetto la
Cosco China Ocean Shipping Company ha già acquistato il porto del Pireo in
Grecia e qui colossi come Hewlett & Packard, Sony e Hyundai hanno già scelto lo
scalo ellenico come prima destinazione per raggiungere l’Europa ma l’obiettivo
della Cosco è di acquisire anche porti italiani e ciò fa il paio con la Yilport
una holding turca che a sua volta sta tentando di acquisire il porto di
Taranto.
Insomma l’obiettivo è di affidare sempre di più i progetti delle grandi opere
nocive e la gestione delle infrastrutture ad holding italiane e straniere con il
bene placido e la compartecipazione statale e locale.
I comitati di base si erano riuniti nei mesi scorsi in Val Susa, a Roma e a
Napoli nelle assemblee nazionali dove sono state chiamate ad intervenire le
realtà di lotta presenti nel nostro paese esprimendo l’esigenza di coinvolgere
e far convergere sull’argomento ancor di più le realtà di base sottolineando
l’importanza di sviluppare un percorso condiviso ognuno con la comunità locale
di provenienza.
A Roma negli ultimi mesi ci sono state molte iniziative di carattere cittadino
come l’assemblea del 10 marzo a EX Snia e altre all’Università La Sapienza.
Altre riunioni e assemblee specifiche dei comitati si sono tenute a livello
locale come il 18 marzo al parco di Aguzzano, il 17 marzo a Fiumicino. Sono
state iniziative informative e di approfondimento, sia sui progetti in corso che
sull’impatto che questi avranno sulla realtà sociale, ambientale. L’obiettivo di
questa esperienza è stata quella di coordinarsi con azioni comuni e non, in
preparazione anche del percorso verso la manifestazione cittadina studentesca
contro i cambiamenti climatici del 15 marzo, quella nazionale del 23 marzo,
quella del 30 marzo contro le speculazioni al parco urbano di Aguzzano, tenendo
conto soprattutto della partecipazione delle comunità locali.
Già migliaia di studenti il 15 marzo avevano sfilato nella nostra città e in
altre città d’Italia, circa centomila i partecipanti alla manifestazione
nazionale di Roma del 23 marzo e molti gli interventi dei comitati di base che
ci sono stati dai microfoni durante tutti questi eventi che sono stati tutti
atorganizzati compresi i mezzi di trasporto che hanno permesso la partecipazione
di tutte e tutti.
Anche la comunità curda si è fatta partecipe delle iniziative denunciando la
catastrofe ambientale e sociale che sta avvenendo nell’area di Hasankeyf in
Bakur ( sud est della Turchia). La piccola città di 3000 abitanti sarà ingoiata
da un lago artificiale per un progetto di costruzione della diga Ilisu, un
elemento importante del Southeastern Anatolia Project, un piano di grandi opere
e infrastrutture, che verrà attuato dallo stato turco, che devasteranno ancor di
più il territorio e la popolazione locale già martoriati dalla guerra e dalla
crisi economica.
Gruppo Anarchico C.Cafiero – FAIRoma
Adesso Basta! Corteo 2 Marzo 2019
Contro padroni e stato di polizia Solidarietà con chi si ribella
Il 7 febbraio scorso, con una operazione poliziesca denominata “scintilla”, è
stato sgomberato l’Asilo occupato di Torino mettendo sotto assedio per l’intera
giornata il quartiere e fermando 11 persone di cui sei, Giada, Lorenzo,
Silvia, Antonio, Giuseppe, Niccolò, che hanno visto mutare, subito dopo, il loro
fermo in arresto, con l’accusa di associazione sovversiva e il tentativo di
applicare il 270 bis come capo accusatorio. Il tribunale del riesame si era
pronunciato nei giorni successivi sulla richiesta di scarcerazione, presentata
dall’avvocato Claudio Novaro, con la grave accusa di associazione sovversiva. La
contestazione, quella dell’articolo 270 bis del codice penale, secondo i giudici
del Riesame, non era fondata e è caduta per tutti gli indagati. Sulla base di
questa decisione due degli occupanti dello storico centro sociale di via
Alessandria di Torino sono stati scarcerati.
Alla norma giuridica del 270 bis (associazione sovversiva), si è aggiunto il
terrore mediatico, per ottenere consensi tra l’opinione pubblica, noti
strumenti, già usati in passato, per colpire le lotte sociali e nella stragrande
maggioranza dei casi, le accuse sono state poi smontate nei tribunali.
A quanto pare occuparsi dello sgombero dell’Asilo poi, un’ex scuola materna
occupata dal 1995 (più di vent’anni),recuperata al degrado e all’abbandono, è
stata la priorità di varie autorità, dal ministro dell’interno, al sindaco e al
questore che in un’ intervista ha pure dichiarato con toni trionfalistici: ” “Lo
sgombero dell’asilo è un’operazione esemplare ed importante sia dal punto di
vista investigativo sia per l’ordine pubblico della città” E’ interessante
osservare, nel proseguire la lettura dell’intervista, che avrebbero usato “la
forza con extrema ratio”.
A Torino, sabato 9 febbraio, oltre 2000 persone hanno dato forza a un corteo
anarchico partecipato e determinato. In risposta i mezzi blindati, le reti
metalliche e i reparti antisommossa hanno invaso la città bloccando ogni via
d’accesso al quartiere. Ai tentativi del corteo di raggiungere l’Asilo la
polizia ha risposto con le cariche e con il lancio di lacrimogeni ad altezza
uomo. Negli scontri 11 compagni sono stati fermati e 4 sono stati feriti di cui
uno gravemente.
Il 19 febbraio è partita un’altra operazione poliziesca denominata “renata” fra
Trento e Rovereto sempre verso altri spazi anarchici e libertari e arrestati
Andrea, Agnese, Roberto, Giulio, Nicola,Luca.
Anche in questa operazione repressiva è stata usata la stessa violenza,
perquisizioni e arresti con presunte accuse unito al terrore mediatico.
L’attuale organizzazione sociale e economica di stato, nazione, capitale e
patriarcato, a nostro avviso, tutt’altro che di extrema ratio, ha dimostrato di
essere incapace di soddisfare i bisogni primari quali salute, casa, lavoro e
ambiente per tutte e tutti. Questo sistema, di regime e controllo, ha portato a
creare una situazione di aberrazione e bipolarismo sociale dove le case sono
senza persone e le persone senza casa, a licenziare i lavoratori e le
lavoratrici che stanno denunciando lo sfruttamento sfrenato del lavoro
salariato, a reprimere coloro che stanno protestando contro il saccheggio dei
territori da parte dei palazzinari cementificatori e speculatori che stanno
continuando a creare delle grandi opere inutili, inquinanti e nocive per la
salute delle comunità locali, atte solo ad arricchire imprese di costruzioni e
multinazionali, a creare leggi e articoli di legge che sono tutt’altro che di
tutela della salute delle donne ( vedi legge Pillon), sta reprimendo e
internando i migranti, uomini, donne e bambini apolidi disperati che cercano di
intraprendere viaggi della speranza per una dignità di esistenza, per fuggire
dalle guerre, dalle carestie create e coadiuvate da questo stesso sistema di
controllo.
L’attuale governo, in linea con i governi precedenti, ha previsto un piano di
sgomberi degli spazi sociali e abitativi, ha inasprito le pene per occupazione
in nome di una presupposta difesa della proprietà privata e di pari passo è in
corso un duro attacco a tutte le occupazioni nel tentativo di annientare ogni
forma di autodeterminazione e autogestione.
E’ per rompere il silenzio e portare la solidarietà ai compagni e alle compagne
anarchiche arrestate, ai fermati e ai feriti che sono state organizzate numerose
iniziative nelle settimane passate, nelle diverse parti d’Italia e numerosi
sono stati i comunicati di sostegno e di denuncia che si sono attivati per dire
basta a questo stato di polizia, costruito a misura dei padroni .
Così per dire basta a tutto questo il 2 marzo a Roma c’è stata una
manifestazione che è partita da largo Preneste e ha sfilato nelle vie del
quartiere nella periferia della città. Oltre cinquecento i partecipanti, di area
anarchica e libertaria e non solo, che hanno risposto, da diverse parti
d’Italia, all’appello diffuso nelle scorse settimane, con striscioni e manifesti
affissi in varie parti della città e diffusi sui social e nelle radio di
movimento. Il percorso verso la manifestazione e la scelta di portare la
protesta, contro quanto accaduto a Torino, Trento e Rovereto, in un quartiere di
periferia, Torpignattara, è stato discusso nelle varie assemblee e riunioni
che si sono tenute in queste settimane. E’ un quartiere periferico, dove ormai i
controlli e le retate sono all’ordine del giorno. L’area del Pigneto, quartiere
limitrofo a Torpignattara, nella zona est di Roma, ormai è alla mercè della
gentrificazione e del controllo, con l’obbiettivo di rendere insostenibile la
vivibilità nel quartiere e spingere la popolazione fuori dal raccordo anulare
per definire il centro della città come una grande vetrina del commercio e del
consumo per un’ élite privilegiata che può permettersi di fare acquisti e
godersi la movida nei negozi e nei locali del centro. E’ stato prodotto un video
partecipato ed è stato condiviso un volantinaggio e benefit in solidarietà alle
arrestate e agli arrestati il 20 marzo scorso in piazza dei Mirti a Centocelle,
altro quartiere periferico ad est di Roma.
Anche in questa città si è mostrato che l’unico modo per sconfiggere questo
sistema che propaganda paura e rassegnazione è riprendersi, insieme e con
determinazione, le strade in cui viviamo, gli spazi di libertà e giustizia
sociale per tutte e tutti in una prospettiva libertaria.
Gruppo Anarchico C. Cafiero – FAIRoma