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LETTERA APERTA AGLI SPAZI SOCIALI VERSO IL 6 MAGGIO E OLTRE
Care e cari, Vi invitiamo a girare questa lettera alle liste delle vostre assemblee di gestione per condividere queste riflessioni e favorire la piA? ampia partecipazione al corteo del 6 maggio e ai necessari appuntamenti di confronto e mobilitazione che seguiranno. Siamo ormai ad un punto conclusivo della vicenda che, dall’approvazione della delibera 140 del 2015, sta mettendo sotto inedita e concreta minaccia l’autogestione romana. Con molta probabilitAi?? le ai???linee guidaai??? di Roma Capitale per la futura politica di gestione del patrimonio indisponibile saranno rese pubbliche entro il mese di maggio con la proposta di un nuovo regolamento delle concessioni, per giungere poi alla definitiva approvazione probabilmente entro l’estate. La battaglia quindi entra nella sua fase finale ma sono ancora molte le incognite in campo: solo una volta pubblico il testo del nuovo regolamento, saranno definiti gli esatti termini dello scontro che ci attende. In quale direzione si andrAi??? Verso il riconoscimento pieno del pluridecennale ruolo delle realtAi?? sociali romane, che sono state e sono tuttora un vero e proprio reticolo di casematte, di spazi di resistenza e autentica partecipazione? O si andrAi??, come purtroppo sembra piA? probabile, verso una decisa sterzata liberista e mercantile che tenderAi?? a sottrarre il patrimonio alla cittAi?? per porlo al centro di una vorticosa corsa alla valorizzazione economica? L’esito starAi?? anche a noi cercare di determinarlo, cosAi?? come abbiamo provato a fare fin qui. Da oltre un anno e mezzo, la lotta contro lai??i??azione desertificatrice del Comune e della Corte dei conti non conosce sosta. Abbiamo messo in atto tutti gli strumenti di cui si A? stati capaci, a partire dal grande corteo del 19 marzo 2016 che vide 20.000 persone sfilare contro l’allora commissario Tronca. Una lotta composita, variegata, difficile eppure, finora, efficace ha contrastato lai??i??ondata di sgomberi che piA? volte A? stata annunciata in questi circa diciotto mesi. Una lotta che ha saputo ricostruire la legittimitAi?? della pratica dell’autogestione in un clima di cieco legalitarismo, anche grazie alla quale la Corte dei conti ha dovuto smentire lo stesso procuratore Patti, dichiarando finalmente illegittime le richieste di arretrati nei confronti di centinaia di spazi sociali e associazioni. La sfida perA? A? di portata ben piA? ampia. Non riguarda ai???soloai??? la salvaguardia dellai??i??esistente, seppur ricchissimo e prezioso, e non riguarda soprattutto solo i ai???reduciai??? della delibera 26. A? una sfida i cui esiti andranno ad incidere direttamente sul presente e sul futuro dell’autogestione a Roma. Sulle condizioni dell’esistenza stessa e della riproducibilitAi?? degli spazi sociali sul territorio. La sfida sarAi?? contrastare e rovesciare l’ossessione legalitaria e falsamente meritocratica che bolla i centri sociali come fenomeni di corruzione e abusivismo; sarAi?? ottenere margini di autonomia ampi e il riconoscimento politico della pratica dell’autogestione fuori da dispositivi, come il bando, di controllo e selezione dall’alto. Nellai??i??ipotesi che il regolamento per la gestione del patrimonio pubblico, infatti, venga approvato disconoscendo il portato e le pratiche dell’autogestione, a Roma ci troveremmo a fronteggiare esclusivamente questura e magistratura, a resistere agli sgomberi e nell’impossibilitAi?? di occupare. Riteniamo, quindi, che sia indispensabile attrezzarci per forzare un percorso istituzionale al momento volto a stroncare qualsiasi tentativo di protagonismo sociale nei prossimi anni. Dovremo saper opporre tutta la nostra forza in termini di mobilitazione, di rete, di determinazione, di discorso e di creativitAi??. Dovremo saper rimettere in discussione le nostre certezze e le nostre consuetudini. Dovremo tornare a discutere e a decidere delle nostre forme di organizzazione e di relazione con il territorio. Gli spazi sociali, le loro reti larghe, la CittAi?? Solidale A? chiamata, di nuovo, a mobilitarsi per contrastare uno dei piA? pesanti tentativi di ai???normalizzazioneai??? che la cittAi?? abbia mai conosciuto. Ed A? chiamata a farlo unendo, ancora una volta, tutta la sua ricchezza e differenza, tutte le sue innumerevoli forme e forze che da decenni sono motore irrefrenabile delle lotte sociali della cittAi??. Consapevoli tutti che non esistono isole felici – sempre piA? isole e sempre meno felici – in cui rifugiarsi. Per questi motivi invitiamo gli spazi sociali e gli spazi autogestiti a tornare in piazza con lo slogan #RomaNonSiVende e a contribuire, ognuna con la propria ricchezza e capacitAi??, al corteo di sabato 6 maggio alle ore 15 da Piazza Vittorio Emanuele II. Pensiamo sia altrettanto necessario la convocazione di una Assemblea delle Assemblee di gestione da fissarsi subito dopo la presentazione del nuovo Regolamento in Commissione Patrimonio. Decide Roma _ Decide la CittAi??
La citta’ scrive la Carta di RomaComune
Sabato 23 aprile SCRIVIAMO INSIEME LA CARTA DI ROMA COMUNE Ai?? Sembrava impossibile, solo qualche mese fa, eppure qualcosa si A? mosso a Roma. Si sono mosse innanzitutto 20 mila persone, lo scorso 19 marzo, in corteo fino a piazza Campidoglio per chiedere ai Commissari della cittAi?? una ai???moratoria giubilareai??? degli sfratti e degli sgomberi degli spazi sociali, per reclamare il ritorno della Politica a Roma, per riappropriarsi della decisione democratica sulle scelte del governo urbano. Si A? mossa la campagna Roma non si vende ai??i?? Decide Roma, che quel corteo lo ha convocato e che, nei giorni successivi, ha proseguito la mobilitazione, convocando il 9 aprile decine di assemblee popolari in tutti i quartieri della cittAi??, e intraprendendo il 13 aprile la scalata della Basilica di Massenzio, al centro dei Fori Imperiali, per recapitare al Prefetto di Roma una lettera pubblica in cui si chiedeva una risposta chiara e definitiva sulla richiesta di moratoria degli sgomberi. Si A? mosso il Prefetto di Roma, che ai??i??in una evidente scomposizione dei poteri ai??i?? quella moratoria sembra averla finalmente accolta, benchAi?? solo di fatto, in modo parziale, senza quelle garanzie necessarie per far scendere il livello di guardia di chi si sta organizzando per difendere con ogni mezzo necessario gli spazi sociali, i propri spazi, gli spazi comuni. Si sono mossi perfino i Commissari di Roma, che ai??i?? preso atto di aver scatenato un conflitto impossibile da gestire ai??i?? si sono messi alla ricerca delle ai???soluzioni tecnicheai??? capaci di garantire minimamente gli spazi sociali, che la cittAi?? considera legittimi e che lai??i??amministrazione considera illegittimi. Si sono mossi, infine e in ritardo, persino i candidati sindaco, costretti ai??i??loro malgrado ai??i??a prendere parola sulla gestione del patrimonio pubblico capitolino, obbligati a riempire di contenuti e di progettualitAi?? una campagna elettorale finora vuota di senso e di significato. Possiamo finalmente dire, con umiltAi?? e senso del realismo, che la lotta paga. Non ci resta, dunque, che continuare a lottare. Adesso la contesa si sposta sul piano della proposta. Nei due mesi ai??i?? decisivi ai??i?? che ci separano dalle elezioni, infatti, la sfida A? quella di elaborare una proposta normativa dal basso, che contenga nuovi principi e nuovi criteri per la gestione del patrimonio immobiliare di questa cittAi??. Una proposta che tenga al centro la garanzia dei beni comuni urbani per le generazioni presenti e per quelle future; che fondi sullai??i??uso, e non sulla proprietAi??, il diritto alle scelte di gestione del patrimonio pubblico; che si basi sul riconoscimento delle comunitAi?? informali che si prendono cura del territorio, a partire dalla loro autonomia ossia, etimologicamente, dalla loro capacitAi?? di ai???darsi le regole da sAi??ai???. Una proposta che sappia essere effettivamente utile per tutte le associazioni, le realtAi?? sociali, le onlus, i ai???corpi intermediai???, i gruppi che sono colpiti dallai??i??efferato e scriteriato ai???piano di riordinoai??? messo in atto dai grigi funzionari dellai??i??amministrazione capitolina, su mandato di Marino prima e di Tronca poi. Una proposta, ancora, che attraverso un confronto schietto e diretto, sia in grado di vincolare i candidati sindaco alle scelte future sulla gestione del patrimonio pubblico. Una proposta che non consenta allai??i??attuale amministrazione commissariale di diventare ai???costituenteai???, nel senso di assumere decisioni che vadano oltre gli stretti margini di scelta e di azione entro i quali dovrebbe muoversi chi ai??i?? senza essere stato eletto nAi?? legittimato ai??i?? si appresta a concludere in brevissimo tempo il proprio mandato, perchAi?? le soluzioni che i Commissari possono proporre non possono che essere transitorie. Una proposta che si avvalga del meglio di quella nobile cultura giuridica cosAi?? presente nel nostro paese, a partire dagli studi dellai??i??attuale Presidente della Corte Costituzionale Paolo Grossi, per pensare e per praticare unai??i??altra dimensione, non autoritaria, del diritto. Una proposta che costituisca il primo tassello di un piA? ampio programma di autogoverno della cittAi??, costruendo il metodo democratico e partecipativo attraverso il quale chi abita Roma possa riappropriarsi della decisione su tutti i temi rilevanti del governo urbano: dai debiti del bilancio pubblico al trasporto pubblico locale, dai servizi pubblici essenziali al sistema dellai??i??accoglienza, dal diritto allai??i??abitare alla riqualificazione delle periferie, dalla cultura al verde pubblico, dalla dignitAi?? del lavoro pubblico al contrasto della precarietAi?? del lavoro privato. Una proposta che si metta, infine, in immediato collegamento con tutte quelle esperienze europee che, da Napoli a Barcellona, al pari di Roma, stanno organizzando dal basso la garanzia democratica del diritto alla cittAi??, per porre le basi di un nuovo federalismo municipalista europeo. A partire dai punti giAi?? proposti sulla piattaforma www.decideroma.com nella sezione ai???Cartaai???, convochiamo allora per sabato 23 aprile alle ore 16.00 in Piazza dellai??i??Immacolata a San Lorenzo, una grande assemblea pubblica, per scrivere insieme la Carta di Roma Comune.
LETTERA APERTA ALLE ASSOCIAZIONI
La citta’ scrive la Carta di RomaComune LETTERA APERTA ALLE ASSOCIAZIONI   Una pioggia di lettere sta cadendo su associazioni e spazi sociali della cittAi?? di Roma: lettere, come sappiamo bene, che dispongono lo sgombero di realtAi?? che, a vario titolo e con differenti modalitAi??, costruiscono ogni giorno la cittAi?? solidale e mutualistica. CiA? che si sta prospettando – nella cornice impropria e mortificante di Affittopoli – A? la cancellazione di un’enorme ricchezza sociale della cittAi??, e delle garanzie di esistenza stessa di questa ricchezza che nel tempo erano riuscite a darsi. Il riferimento A? alla delibera 26/1996 e al suo brutale surclassamento attraverso lai??i??approvazione (da parte della giunta Nieri-Marino) e l’ottusa applicazione (da parte del commissario Tronca) delle delibere 219 e 140 del 2015. In base a queste delibere, il patrimonio comunale, anche quello dato in concessione per attivitAi?? di utilitAi?? sociale, deve essere riacquisito e messo a bando. La logica risponde a due criteri fondamentali: la redditivitAi??, da una parte, che impone la valorizzazione economica e finanziaria dei beni immobiliari del Comune di Roma; la trasparenza, malgrado Mafia Capitale abbia potuto svilupparsi proprio sul sistema del bando di evidenza pubblica, definito dai magistrati criminogeno. Oltre il danno la beffa, dopo decenni di incuria e inadempienze da parte dell’amminitrazione, alle associazioni e agli spazi sociali vengono ricalcolati gli affitti dovuti non piA? in base a quanto definito nella delibera 26, cioA? lai??i??abbattimento dellai??i??80% del canone di mercato per chi svolge attivitAi?? di utilitAi?? sociale, ma al 100%. A? evidente e innegabile il carattere vessatorio e ricattatorio di tale richiesta. Il dato piA? inquietante A? che l’azzeramento delle garanzie conquistate dalle esperienze di autogestione e dallai??i??associazionismo a Roma sia stato perseguito, e con eccesso di zelo, nella parentesi del commissariamento, in un momento quindi di vacanza della politica, tanto piA? grave se si considera il ruolo della Corte dei Conti nel preordinare e disporre, ben aldilAi?? delle proprie competenze, sgomberi, sfratti e ai???recupero creditiai???. A tale attacco si A? data una risposta plurale e forte con la campagna Roma non si vende! – Decide Roma. Da una parte, la grande mobilitazione del 19 marzo ha portato in piazza piA? di 20.000 persone per difendere questo patrimonio comune della cittAi??, si A? rilanciato con le assemblee popolari, che si sono moltiplicate in diversi quartieri della cittAi?? lo scorso 9 aprile, per aprire uno spazio costituente e programmatico sulla cittAi??. Dall’altra, occupando le impalcature della Basilica di Massenzio lo scorso 13 aprile, si A? agito puntualmente sulla questione sgomberi ribaltando una situazione di blocco dell’interlocuzione, visibilizzando un conflitto di poteri, emerso chiaramente sulle pagine dei giornali, tra Commissari e Prefettura e costringendo i candidati sindaco ad una presa di parola sulla questione. tra un sistema politico corrotto e clientelare e un governo tecnico di commissari e prefetti, come nel piA? classico ai???guardia e ladriai??? allai??i??italiana, individuiamo la necessitAi?? di uno spazio altro, alternativo. Una terza via che parla di democrazia dal basso, della possibilitAi?? di scegliere insieme, cittadini e cittadine, sulla gestione del patrimonio comune, sulla sua destinazione dai??i??uso. Una terza via che parla di investimenti pubblici per servizi di qualitAi??, di beni comuni, e che dunque rifiuta la logica di un debito illegittimo frutto di speculazioni finanziarie e del pareggio di bilancio. Bene, questa terza va costruita a partire da un confronto pubblico, dal basso, capillare, aperto ai territori e a chi vive e abita la cittAi??, a chi costruisce ogni giorno welfare e solidarietAi??. Ma non parte d zero: le esperienze delle delibere sugli usi civici del Comune di Napoli e il regolamento sui beni omuni del del Comune di Chieri in Piemonte, ci parlano di unai??i??altra strada percorribile in cui A? riconosciuto il valore dellai??i??uso oltre la proprietAi??, in cui si immaginano nuove forme di tutela e cogestione dei servizi e dei beni comuni tra amministrazione e le soggettivitAi?? autonome interessate a prendersene cura.   Adesso la contesa si sposta, dunque, dal piano della resistenza al piano della proposta. Nei due mesi ai??i?? decisivi ai??i?? che ci separano dalle elezioni, infatti, la sfida A? quella di elaborare una proposta normativa dal basso, che contenga nuovi principi e nuovi criteri per la gestione del patrimonio immobiliare di questa cittAi??. Una proposta che tenga al centro la garanzia dei beni comuni urbani per le generazioni presenti e per quelle future; che fondi sullai??i??uso, e non sulla proprietAi??, il diritto alle scelte di gestione del patrimonio pubblico; che si basi sul riconoscimento delle comunitAi?? informali che si prendono cura del territorio, a partire dalla loro autonomia ossia, etimologicamente, dalla loro capacitAi?? di ai???darsi le regole da sAi??ai???. Una proposta in grado di riformulare il concetto stesso di servizio, aldilAi?? del pubblico, interpretando in modo avanzato e estensivo il principio costituzionale di sussidiarietAi??. Una proposta che sappia essere effettivamente utile per tutte le associazioni, le realtAi??, le onlus, i corpi intermedi, i gruppi che sono colpiti dallai??i??efferato e scriteriato ai???piano di riordinoai??? messo in atto dai grigi funzionari dellai??i??amministrazione capitolina, su mandato di Marino prima e di Tronca poi. Una proposta, ancora, che attraverso un confronto schietto e diretto sia in grado di vincolare i candidati sindaco alle scelte future sulla gestione del patrimonio pubblico. Una proposta che non consenta allai??i??attuale amministrazione commissariale di diventare ai???costituenteai???, nel senso di assumere decisioni che vadano oltre gli stretti margini di scelta e di azione entro i quali dovrebbe muoversi chi ai??i?? senza essere stato eletto nAi?? legittimato ai??i?? si appresta a concludere in brevissimo tempo il proprio mandato, perchAi?? le soluzioni che i Commissari possono proporre non possono che essere transitorie.   Ma per creare unai??i??alternativa forte cai??i??A? bisogno di creare unitAi?? e condivisione.Ai?? A partire dai punti giAi?? proposti sulla piattaforma www.decideroma.com nella sezione ai???Cartaai???, convochiamo allora per sabato 23 aprile alle ore 16.00 in Piazza dellai??i??Immacolata a San Lorenzo una grande assemblea pubblica, che scriva effettivamente la Carta di Roma Comune.  
10 Principi per la Carta di Roma Comune – 1 bozza di discussione
10 Principi per la Carta di Roma ComuneAi?? 1 bozza di discussione   1)Il patrimonio pubblico di Roma appartiene ai suoi cittadini, si configura come bene comune e non A? alienabile.Per risollevare la cittAi??, la strada da seguire non A? quella della vendita dei beni pubblici ma, al contrario, quella del rifiuto del debito, di un debito prodotto dal malgoverno e dalle dinamiche speculative. Non certo dai cittadini. Ne dichiariamo pertanto la sua illegittimitAi??. Questo principio A? stato giAi?? scritto, dalle ventimila persone scese in piazza il 19 marzo, al grido di ai???Roma Non Si Vendeai???, e resta un principio fondativo. Da qui non si torna indietro. 2)Lai??i??uso del patrimonio pubblico deve rispondere ai bisogni e alle esigenze dei cittadini di Roma. Allo stesso modo, lai??i??espansione della proprietAi?? privata deve essere limitata dalla sua funzione sociale. La Carta di Roma Comune introduce il principio dellai??i??uso comune di ciA? che A? comune. Oltre la proprietAi??, pubblica e privata, viene introdotta una terza tipologia: lai??i??uso comune. La proprietAi?? pubblica A? ai???di tuttiai??? ma nello stesso tempo ai???di nessunoai???. La proprietAi?? privata distingue, in negativo, il ai???mioai??? dalAi?? ai???tuoai???. In entrambi i casi, prevale il principio dellai??i??esclusione. Lai??i??uso comune si fonda invece sullai??i??apertura, sullai??i??inclusione e sulla partecipazione. 3)Le esperienze sociali che hanno garantito, in questi anni, un uso comune del patrimonio pubblico, in senso solidaristico e mutualistico, sono legittimate dalla loro stessa attivitAi??. Per questa ragione non sono illegali. E neanche legali. Sono legittime. La legalitAi??, senza la legittimitAi??, A? pura astrazione e vuoto formalismo che separa la politica dalla societAi??. La legittimitAi?? modifica la legalitAi??, la adatta alle trasformazioni della societAi??. Per questa ragione, la difesa degli spazi sociali e delle altre esperienze di mutualismo non costituisce soltanto una difesa della propria esistenza, ma lai??i??affermazione di unai??i??altra idea di cittAi??. E di unai??i??altra politica. 4) Al di sopra della legalitAi?? statale e amministrativa, cai??i??A? unai??i??altra legalitAi??, la legalitAi?? costituzionale. La Carta di Roma Comune si ricollega ad alcuni dei principi piA? avanzati della Costituzione italiana. Facciamo degli esempi: Art. 2: principio della tutela delle formazioni sociali e dei corpi intermedi; Art. 42: principio della finalizzazione sociale della proprietAi??; Art. 43: principio della socializzazione dei beni produttivi e dei servizi di interesse generale; Art. 45: principio della tutela della cooperazione mutualistica; Art. 118, principio della sussidiarietAi?? orizzontale. In questo modo, si riapre il campo dellai??i??attuazione della Costituzione e della creazione del diritto vivente. 5)Le esperienze sociali consentono lai??i??effettivitAi?? dellai??i??esercizio di alcuni diritti fondamentali. La loro esistenza rappresentapertanto una necessitAi??. Tale necessitAi?? costituisce a tutti gli effetti una fonte che produce nuovo diritto, un diritto sorgivo. Il diritto non A? solo quello prodotto dallai??i??autoritAi?? dello Stato. Il diritto nasce dalle pratiche, dalle convenzioni, dalle consuetudini, dagli usi. Questo diritto sorgivo reclama un riconoscimento da parte delle istituzioni, ma A? giAi?? diritto, prima di questo riconoscimento. Nessuno potrAi?? piA? cancellarlo. 6)Gli spazi sociali e le altre esperienze di mutualismo e solidarietAi??, sono entitAi?? autonome, che si autoregolano allai??i??interno della loro comunitAi?? di appartenenza. Autonomia significa ai???darsi le regole da sAi??ai???. Ma autonomia A? anche apertura della singola entitAi?? o comunitAi?? autonoma alla relazione con lai??i??altro. Per questa ragione, prima di ogni delibera o regolamento imposti dallai??i??alto, hanno prioritAi?? e precedenzale scritture collettivedei singoli statuti di autogoverno. Stiamo tracciando una linea di garanzia della nostra libertAi??. Una linea oltre la quale nessun provvedimento possa piA? andare. 7) La Carta di Roma Comune valorizza la dimensione storico-temporale delle esperienze di autogestione e di mutualismo. Il grigio tecnicismo delle amministrazioni di questi anni ha ignorato la storia, come la geografia, della cittAi?? di Roma. Da qui deriva la delibera 140 del 2014, che configura il bando pubblico come uno strumento di esclusione. La Carta di Roma Comune riconosce, in via definitiva, che queste esperienze sono parte integrante della cittAi?? e non possono essere bandite. Riconosce la loro storia, e la loro presenza insostituibilenel tessuto urbano della cittAi??. Le riconosce, perciA?, come istituzioni sociali. 8) La Carta vuole essere punto di partenza per promuovere una delibera che introduca, nella cittAi??, il riconoscimento dei beni comuni urbani, per le generazioni presenti e per quelle future. Gli spazi sociali, le associazioni virtuose, i centri culturali, le fabbriche riconvertire e le nuove esperienze di lavoro cooperativo, quei ai???corpi intermediai??? che si oppongono allo sfruttamento dellai??i??uomo sullai??i??uomo e che si sottraggono al profitto individuale, devono essere riconosciuti come nuovi beni comuni urbani. 9) I beni comuni urbani sono tali perchAi?? riconosciuti dalla comunitAi?? come funzionali allai??i??esercizio dei diritti fondamentali delle persone. La Carta richiama cosAi?? la definizione che dei beni comuni ha dato la commissione RodotAi??. La comunitAi?? riconosce il bene come inappropriabile e, nello stesso tempo, il valore sociale dei progetti e dei servizi che allai??i??interno di quel bene, e grazie a quel bene, si svolgono. In questo modo, il valore sociale di queste esperienze, giAi?? riconosciuto dalla delibera 26 del 1995, viene recepito dalla Carta e sviluppato in avanti. 10) I beni comuni urbani si fondano sulla relazionalitAi??, sulla cura condivisa e sullapartecipazione nei processi decisionali che informano la vita di uno spazio sociale. Nello stesso tempo, uno spazio rientra nella categoria dei beni comuni urbani se favorisce processipartecipativi e decisionali sulla vita del quartiere e della cittAi?? nel suo complesso. La Carta di Roma Comune persegue perciA? la tutela degli spazi sociali, e ne promuove il loro sviluppo in quanto luoghi di autogoverno.  
LETTERA DI ROMA NON SI VENDE-DECIDE LA CITTA’ AL COMMISSARIO TRONCA
Al Commissario di Roma Capitale Spett.le Dott. Francesco Paolo Tronca   Al Sub-Commissario di Roma Capitale Spett.le Dott. Bruno Spadoni   al Sub-Commissario di Roma Capitale Spett.le Dott. Ugo Taucer     e per conoscenza Ai?? al Direttore della Gestione Amministrativa Dipartimento Patrimonio Sviluppo e Valorizzazione Spett.le Dott. Angelo Gherardi   al Prefetto di Roma Spett.le Dott. Franco Gabrielli   ai Candidati Sindaco di Roma On. Stefano Fassina On. Roberto Giachetti On. Virginia Raggi   Oggetto: tavolo di interlocuzione ai??i?? riordino patrimonio pubblico utilizzato per finalitAi?? sociali La campagna Ai??Roma non si vende ai??i?? Decide RomaAi?? ha avanzato, nel mese di febbraio, la richiesta di interlocuzione con questa Amministrazione Commissariale con un intento chiaro e definito: ottenere una moratoria giubilare sugli sgomberi e sugli sfratti degli spazi sociali e delle realtAi?? associative romane. Lai??i??attuazione del programma di riordino del patrimonio pubblico, infatti, rischiava di non tenere debitamente conto della differenza abissale tra coloro che, in cittAi??, hanno animato il circuito corrotto e mafioso di affittopoli e chi, invece, in questi anni, del patrimonio pubblico ha fatto un vero e proprio bene comune, praticandone un uso effettivamente sociale. BenchAi?? la richiesta di moratoria non sia stata, finora, ufficialmente accolta, abbiamo favorevolmente registrato nelle ultime settimane segnali di mutamento – di atteggiamento e di prospettiva – anche da parte di questa Amministrazione Commissariale, consapevole oggi che lai??i??improvviso sgombero di tutte le realtAi?? sociali romane comporterebbe non solo (e non tanto) un problema di ordine pubblico, quanto piuttosto un pregiudizio grave ed irreparabile per migliaia di abitanti di Roma che, negli spazi sociali, cercano, trovano o auto-organizzano le risposte ai loro bisogni, quelle stesse risposte che il pubblico non A? troppo spesso in grado di fornire. Abbiamo cosAi?? avviato, in questo contesto, unai??i??interlocuzione ai???tecnicaai??? con questa Amministrazione, finalizzata all’individuazione di soluzioni in grado di garantire ai??i?? in via transitoria ai??i?? legittimitAi?? formale a tutte quelle realtAi?? associative attualmente costrette in una situazione di completa incertezza formale, causata soprattutto dallai??i??imperiziaAi?? delle amministrazioni passate e della scarsa lungimiranza della recente produzione normativa comunale, a partire dalle delibere n. 219/2014 e n. 140/2015. Abbiamo avviato questo confronto nella convinzione ferma che le soluzioni tecniche eventualmente trovate non potessero che essere transitorie: e ciA? perchAi?? siamo sempre stati, e siamo tuttora, assolutamente convinti che una soluzione politica vada discussa e maturata nellai??i??ambito di un confronto con unai??i??Amministrazione democraticamente eletta e quindi legittimata a produrre atti cosAi?? impegnativi per il futuro della cittAi?? a partire da valutazioni e criteri squisitamente politici. A? per questo stesso motivo che, parallelamente alla campagna in difesa degli spazi sociali e del loro valore, che ha portato piA? di 20.000 persone in piazza lo scorso 19 marzo, abbiamo avviato un processo pubblico, democratico e partecipato di scrittura di una Ai??Carta per Roma ComuneAi??, ossia di una proposta normativa che stabilisca i principi fondamentali per un uso comune del patrimonio pubblico. La Carta si inserisce nel piA? ampio movimento di riconoscimento dei Beni Comuni Urbani da parte di decine e decine di Comuni italiani e che trova il suo apice nellai??i??esperienza del Comune di Napoli, nel cui contesto il ritardo romano appare incomprensibile ed inaccettabile, stante comunque il fatto che la Giunta Marino aveva prodotto una simile proposta di deliberazione sui beni comuni urbani, previa elaborazione di una commissione di esperti, e che altre proposte simile vennero contestualmente presentate da alcune forze politiche. Una Carta capace di andare oltre le strettoie imposte dalle delibere n. 219/2014 e n. 140/2015 – strettoie che riconsegnano intatte alla cittAi?? e allai??i??amministrazione i problemi prodotti dallai??i??attuale gestione del patrimonio comunale: inefficienza, scarsa trasparenza, impossibilitAi?? di garantire continuitAi?? e pieno riconoscimento a progetti di effettiva utilitAi?? sociale ai??i?? vuole costituire la base per un confronto con i candidati sindaco e per una proposta scritta dalla cittAi??, in una prassi politica diametralmente opposta a quella tipica delle campagne elettorali, piA? aperta e piA? democratica. Si tratta di una proposta innovativa e impegnativa dal punto di vista politico, nel senso migliore del termine. E proprio per lai??i??impegno che questa proposta comporta, non abbiamo mai ai??i?? neppure lontanamente ai??i?? pensato che essa potesse essere oggetto di confronto con unai??i??Amministrazione Commissariale dotata, necessariamente, di margini angusti di apprezzamento e di poteri limitati. Sulla scorta di queste valutazioni, apprendiamo con preoccupazione delle intenzioni che questa Amministrazione Commissariale ha manifestato negli ultimi giorni: le soluzioni ai???tecnicheai??? che si stanno da ultimo prospettando, infatti, sembrano avere carattere tuttai??i??altro che transitorio, bensAi?? vincolante per il futuro amministrativo e politico di questa cittAi??. Invitiamo quindi a riflettere sul fatto che le soluzioni finora da voi paventate mettonoAi?? seriamente a rischio innanzitutto la possibilitAi?? ai??i?? per lai??i??Amministrazione ventura, qualunque essa sia ai??i?? di poter decidere, allai??i??interno di un confronto finalmente democratico, di cui Roma A? priva da ormai troppo tempo. Proviamo ad entrare nel merito delle questioni. * In primo luogo, crediamo quantomeno inopportuno, se non illegittimo, che unai??i??amministrazione commissariale, quindi straordinaria, metta mano, in scadenza di mandato, alla scrittura del nuovo Ai??Regolamento delle concessioniAi??. Regolamento che ha carattere generale e complessivo e che ha bisogno semmai di attenta riforma che coinvolga necessariamente anche i Municipi e i soggetti interessati. Ad una manciata di giorni dai comizi elettorali, e in assenza di una direzione politica chiara, non ci sono le condizioni per una consultazione nAi?? tanto meno per la riscrittura del Regolamento, un atto tanto impegnativo, tanto politico, tanto rilevante per la cittAi??, che non per nulla A? rimasto immutato addirittura dal 1983. Non A? possibile farlo, in rapiditAi?? e in silenzio, senza rischiare di compromettere e vincolare negativamente il lavoro delle amministrazioni future e del corpo sociale che legittimamente dovrebbe avere accesso al patrimonio comunale. Non A? possibile farlo senza una discussione democratica e trasparente sulle proposte, le procedure, le eventualitAi?? contemplate in quel regolamento. A maggior ragione, non A? possibile scrivere quel regolamento seguendo i canoni dettati dalla delibera n. 219/2014, proprio sulla base della piA? controversa e della piA? contestata tra le delibere della Giunta Marino. * In secondo luogo, crediamo che non sia ammissibile cercare soluzioni transitorie che si basino sulla declassificazione da indisponibile a disponibile di ampi settori del patrimonio pubblico. A? vero che il TAR del Lazio, in alcune recenti sentenze, ha inteso seguire un orientamento (invero assolutamente minoritario) della giurisprudenza, secondo il quale i beni pubblici sono disponibili in tutti i casi in cui non siano affidati a soggetti pubblici. A? altrettanto vero, perA?, che questo non A? lai??i??unico orientamento possibile, e che soprattutto questo A? lo schema giuridico che piA? di ogni altro toglie, alle amministrazioni presenti e future, e con esse dunque anche ai cittadini stessi, la possibilitAi?? di decidere e di disporre liberamente del proprio patrimonio. A? possibile, di fatto e di diritto, concedere a finalitAi?? sociali il patrimonio pubblico, senza per questo declassarlo a patrimonio disponibile. Appare irragionevole e contrario al pubblico interesse che un provvedimento che dovrebbe sanare una situazione di presunta malagestione del patrimonio pubblico ne predisponga l’alienabilitAi?? in termini generalizzati, assumendo una interpretazione rigida e ristretta di servizio pubblico ampiamente superata nella pratica diffusa degli Enti Locali. Appare francamente assurdo ipotizzare che lo stesso provvedimento che dovrebbe salvaguardare gli spazi sociali ne disponga, contestualmente, la vendita, la dismissione, anche solo in ipotesi. Si tratterebbe di un arretramento inaudito persino rispetto a quanto sancito dalla Giunta Marino che, con la delibera n. 6/2015 che disponeva le dismissioni del patrimonio pubblico, espressamente escludeva gli immobili riguardati dalla delibera n. 26/1995. * In terzo ed ultimo luogo, crediamo che occorra prestare estrema cautela nella proposta di eventuali soluzioni normative che abbiano il rango di una legge nazionale, di cui pure si discute in questi giorni. Siamo convinti che unai??i??eventuale legge nazionale debba perseguire l’obiettivo di ristabilire il criterio politico come l’unico atto a definire il campo d’azione delle amministrazioni locali, a ridefinire competenze e sfere di intervento tra politica, amministrazione e enti di controllo. Riteniamo quindi che non debba in alcun modo pregiudicare le esperienze municipaliste che in tutta Italia, in atto o in potenza, riconoscono e promuovono i Beni Comuni. In particolare, siamo convinti che sarebbe illegittima, sia sotto il profilo politico che sotto il profilo costituzionale, una norma che imponga il bando pubblico (o le procedure di evidenza pubblica) come unico strumento utile alla concessione del patrimonio pubblico per finalitAi?? sociali e che al tempo stesso toglie ai Comuni prerogative loro proprie. Una vulgata troppo diffusa, ma giuridicamente infondata, asserisce che sia il diritto comunitario ad imporre il bando pubblico: eppure questa vulgata A? effettivamente falsa, come confermano i piA? autorevoli giudizi della dottrina. Nessuno, neppure tra i migliori ai???tecniciai???, sa dire quale sia effettivamente la direttiva europea che, in proposito, imporrebbe le procedure di evidenza pubblica alle amministrazioni: e questo perchAi?? semplicemente non cai??i??A? una direttiva in questo senso, stante il fatto che la direttiva n. 23/2014/UE riguarda solo ed esclusivamente le concessioni e gli appalti di servizi ed A? riferita soltanto agli operatori economici, e non anche alla concessione di spazi pubblici per finalitAi?? sociali prive di qualunque fine di lucro. Il punto in questione A? un punto assolutamente rilevante, nella misura in cui il criterio del bando pubblico A? diametralmente antitetico ai principi fondamentali dei Beni Comuni, basandosi sulla concorrenzialitAi?? il primo, e sulla cooperazione, sulla partecipazione e sulla democrazia il secondo. Sappiamo, nonostante quanto chiarito finora, che nessuna interlocuzione produttiva puA? nutrirsi soltanto di ai???noai???. Proprio per questo, fermi restando questi principi per noi irrinunciabili, abbiamo avuto cura di elaborare una proposta, concreta ed articolata, per una soluzione che sia effettivamente transitoria e che lasci alla politica che verrAi?? i doverosi margini di apprezzamento. Una proposta che fotografi semplicemente la realtAi?? quale A? oggi, e che le conferisca la legittimitAi?? che merita. Una proposta basata sullai??i??affidamento in custodia, almeno fino a quando le regole non verranno ai??i?? democraticamente e pubblicamente ai??i?? riscritte. Un affidamento in custodia, con facoltAi?? dai??i??uso, agli unici soggetti in grado di custodire al meglio i questi beni immobili: e cioA? esattamente le comunitAi?? ed i soggetti che li hanno custoditi, li hanno resi fruibili, li hanno aperti, li hanno manutenuti, li hanno resi utili e vi hanno erogato servizi. Si tratta di uno strumento a disposizione delle amministrazioni di prossimitAi??, giAi?? ampiamente utilizzato al fine di evitare il degrado del patrimonio immobiliare pubblico compatibilmente con la ristrettezza di risorse a bilancio per la sua manutenzione e salvaguardia. Una proposta che va quindi incontro alle esigenze dellai??i??Amministrazione, che non corre cosAi?? il rischio di lasciare centinaia di immobili pubblici al degrado e allai??i??abbandono, o in alternativa di spendere cifre esorbitanti per i servizi di guardiania e per le manutenzioni necessarie. Una proposta che va incontro alle esigenze di Roma e dei suoi abitanti, che non corrono cosAi?? il rischio di vedersi privati, improvvisamente, di quanto di piA? bello e di piA? vivo cai??i??A? in questa cittAi??.   Roma Non Si Vende Decide Roma
REPORT ASSEMBLEA CITTADINA SU CARTA DI ROMACOMUNE
IL 23 APRILE NON Eai??i?? CHE UN INIZIO !   Un docente di fisica della materia che ogni tanto frequenta gli spazi sociali di Roma ripete spesso che si puA? conoscere solo attraverso la felicitAi?? dell’esperienza comune, non nella solitudine dell’esperimento. Questa avvertenza A? tanto piA? importante quando la posta in palio A? quella di scrivere un quadro di garanzie irrinunciabili e di principi fondamentali, un vero e proprio dispositivo normativo, come vuole essere la Carta di Roma Comune. Il diritto che vogliamo si da in primo luogo nelle esperienze vive che costruiamo nella societAi??,Ai??capaci di spostare in avanti il quadro della legittimitAi?? delle nostre storie e della nostra esistenza. Il diritto, per come A? stato inteso nel corso della discussione, A? essenzialmente uno strumento di lotta. La fine delle tradizionali forme di mediazione e di contrattazione sociale ci carica di una responsabilitAi?? maggiore. Non solo occorre costituire e consolidare degli istituti di democrazia dal basso e dei contro poteri sociali, capaci di esercitare potere di veto. Eai??i?? necessario anche dotarsi di autonoma capacitAi?? normativa, capace di incidere sulla riscrittura delle regole fondamentali di gestione della cittAi??, dei suoi beni e dei suoi servizi. Lai??i??assemblea per la Carta di Roma Comune,svoltasi sabato 23 aprile nel quartiere di San Lorenzo, A? stata lai??i??esempio di come lai??i??esperienza, la condivisione, la democrazia dei molti, siano la via privilegiata ai??i?? per noi lai??i??unica via ai??i?? per unai??i??opera di scrittura di nuove principi e di nuove regole. Solo da qualche mese abbiamo iniziato a camminare insieme, ma in ogni tappa di questo cammino facciamo nuovi incontri. Dopo le mobilitazioni delle scorse settimane ai??i?? il corteo del 19 marzo, la giornata di assemblee di autogoverno in tutti i territori il 9 di aprile, la scalata della Basilica di Massenzio ai??i?? la fase costituente del percorso ai???Roma Non Si Vende ai??i?? Decide Romaai??? A? ora entrata nel vivo della discussione sui principi e sul programma di autogoverno per la cittAi??. Centinaia di persone ai??i?? comitati, associazioni, spazi sociali, lavoratori, studenti, giuristi, urbanisti ai??i?? provenienti da mondi differenti, hanno discusso ed elaborato, per diverse ore, un insieme di proposte per il cambiamento. Se fino ad ora sono stati gli spazi sociali a segnare il passo della mobilitazione, lai??i??assemblea del 23 ha segnato lai??i??estensione al mondo dellai??i??associazionismo. La forma scelta di questa scrittura A? stata quella della Carta, non una semplice delibera dal basso ma una Carta che vuole accompagnare il percorso politico, dandogli valore programmatico e legittimitAi??. Il metodo scelto A? quello assembleare, che si articola in momenti di elaborazione condivisa, grazie anche al contributo di giuristi e docenti universitari di diverse discipline, e di confronto con la controparte. Sia la forma che il metodo, perciA?, segnano una differenza radicale ai??i?? ontologica, direbbero i filosofi ai??i?? con le forme tradizionali della politica, e con la tecnica neoliberale di governo della societa’, caratterizzata, come sappiamo, da provvedimenti autoritari emanati in nome della neutralitAi?? e dellai??i??economicismo. La Carta ha preso forma a partire da dieci principi fondamentali, letti in apertura, e poi discussi, approfonditi e ampliati nel corso della discussione. Oltre la proprietAi?? pubblica e la proprietAi?? privata, la Carta, recependo quellai??i??insieme di convenzioni, di consuetudini, di pratiche mutualistiche e solidaristiche consolidate nella cittAi?? di Roma, introduce il diritto allai??i??uso comune di ciA? che A? comune. Si apre cosAi?? anche a Roma il campo per il riconoscimento, politico e giuridico, dei beni comuni urbani, che vuole essere raggiunto attraverso due strumenti imprescindibili: la partecipazione ai??i?? nel senso del prendere parte ad un processo di cambiamento ai??i?? e la decisione. La strada indicata A? perciA? opposta a quella indicata dalle delibere della giunta Marino,con lai??i??introduzione del bando pubblico, alle quali Tronca ha impresso una violenta accelerazione, restituendo al bando pubblico il suo significato originario, che A? quello dellai??i??esclusione. Abbiamo assistito in questi mesi a ripetuti attacchi alle associazioni e agli spazi sociali, fermati solo grazie alla resistenza collettiva, come nel caso del centro sociale Auro e Marco di Spinaceto. Proprio partendo dalla resistenza, A? stato piA? volte ribadito nel corso della discussione che le associazioni virtuose, i centri culturali, gli spazi sociali, quelle forme di lavoro cooperativo e di democrazia popolare ai???che si oppongono allo sfruttamento dellai??i??uomo sullai??i??uomo e che si sottraggono al profitto individualeai??? (principio n. 8), non possono essere bandite dalla cittAi??, costituendone al contrario una parte integrante del suo tessuto urbano. Molti interventi hanno sottolineato come la Carta va ora estesa ai servizi pubblici essenziali della cittAi?? di Roma. Presto sarAi?? convocato un gruppo di lavoro sul tema che si porrAi?? come sfida politica quella di superare la tradizionale linea che separa i lavoratori di un servizio, dai cittadini che ne usufruiscono. La sfida perciA? A? quella di aprire un campo di lavoro, come giAi?? accaduto sul tema del patrimonio pubblico e sul debito del comune di Roma, che abbia la capacitAi?? di contribuire alla scrittura della Carta e, nello stesso tempo, di porre le basi per una grande mobilitazione autunnale contro lai??i??attacco del governo ai servizi pubblici locali. Sono beni comuni anche i trasporti pubblici, gli ospedali, i canili comunali che da mesi stanno lottando contro lai??i??Amministrazione Capitolina, e che mercoledi 27 aprile hanno lanciato un importante momento di lotta. Per questo lai??i??assemblea si A? interrogata su come coinvolgere queste soggettivitAi?? e renderle parte attiva del processo di scrittura collettiva della Carta di Roma Comune. Un altro elemento emerso nel corso della discussione A? quello della connessione con il movimento della Nuit Debout di Parigi, che il 15 maggio vuole farsi #GlobalDebut. Si A? valorizzato il ritorno sulla scena europea di un movimento che ha la capacitAi?? di tenere assieme la lotta contro una riforma del lavoro e nuove istanze di democrazia dal basso. Infine si A? sottolineata lai??i??importanza di collegare il percorso romano alla campagna referendaria contro la riforma costituzionale del governo Renzi, che sempre in autunno ci vedrAi?? impegnati in una nuova consultazione popolare. Anche in questo caso si A? sottolineato come il rifiuto di un provvedimento autoritario debba essere occasione non per difendere lai??i??esistente, ma per riaprire lo spazio di lotta per nuove istanze e pratiche democratiche. Il gruppo Carta si riunirAi?? di nuovo mercoledi 4 MaggioAi??ad ESC ore 18:00per continuare a rielaborare le proposte emerse in assemblea e ricomporle allai??i??interno della cornice unitaria dalla Carta Il 6 Maggio Assemblea generale di Roma non si vende a Casale Falchetti ore 18:00 Il 14 Maggio vuole invece convocare un momento di confronto pubblico con i candidati sindaco della cittAi?? di Roma, dove la Carta sarAi?? presentata come elemento di verifica permanente dei provvedimenti della futura giunta. Se il governo commissariale sta provando a mettere un ipoteca, dallai??i??alto, alle azioni della futura amministrazione, noi vogliamo avviare una fase costituente, dal basso, si riappropri della politica e pratichi il cambiamento.       Possono tagliare i fiori ma non possono fermare lai??i??arrivo della primavera ! I nostri sogni non rientrano nelle vostre urne ! Ovunque in Europa, solleviamoci ! (slogan liberamenti tradotti dalla #NuitDebout di Parigi)     Roma Non Si Vende – DecideRoma
Ferma le trivelle, Vota SI. Apertura campagna referendaria verso il 17 Aprile 2016
Il 18 marzo parte ufficialmente la campagna referendaria verso il referendum del 17 Aprile 2016. Il comitato nazionale “Vota SI per fermare le trivelle” la inaugura con un flash mob al Colosseo. Invitiamo tutti i cittadini e le cittadine romani disponibili a unirsi a noi. L’appuntamento A? alle ore 10 in Piazza del Colosseo, di fronte alla fermata della Metro B. Invitiamo tutti i comitati locali a inaugurare sui propri territori la campagna referendaria, cosAi?? da poter dare rilevanza mediatica al lancio. Abbiamo pochissimo tempo: attiviamoci per rompere il muro della disinformazione! Per info sul referendum: http://www.fermaletrivelle.it/referendum/ L’appello: http://www.fermaletrivelle.it/adesioni/appello/ Le adesioni: http://www.fermaletrivelle.it/adesioni/
CENTOCELLE HA CELEBRATO IL FUNERALE DEI BENI COMUNI
A Casale Falchetti la mobilitazione cittadina per lanciare una proposta di moratoria degli sfratti e degli sgomberi delle realtAi?? associazionistiche romane Il Comune non desiste dal piano di sgombero degli spazi sociali. La rigida e, forse, miope applicazione della Delibera 104 continua a mietere vittime fra associazioni e gruppi autogestiti che, a vario titolo occupano immobili comunali. Tutte quelle esperienze di aggregazione dal basso che negli anni hanno arricchito il panorama culturale romano creando, in completa autonomia, reti coese basate sulla condivisione di idee, stanno per essere azzerate. Il 20 febbraio A? stata una giornata di mobilitazione cittadina. In circa dieci municipi sono state organizzate una serie di iniziative per lanciare la proposta di una moratoria degli sfratti e degli sgomberi degli spazi non solo sociali ma anche abitativi. Lai??i??iniziativa che ha avuto luogo a Centocelle A? stata pensata come un vero e proprio funerale dei beni comuni: una bara, fiori, attivisti vestiti a lutto. Una coppia di trampolieri truccati nella migliore tradizione del dia de muertos, una fanfara ed una jazz band hanno completato il quadro. Lai??i??eccentrica assemblea, riunitasi presso il casale Falchetti sede del LSA 100celle, si A? spostata su tre punti caldi del quartiere: via Fontechiari davanti agli spazi del Contratto di quartiere Centocelle vecchia; il teatro tenda Nuovo Pianeta; lai??i??ex scuola Vespucci sgomberata nel 2014. Tre emblemi, secondo il coordinamento, del paradossale modus operandi dellai??i??amministrazione capitolina: da un lato luoghi pubblici abbandonati e non messi a profitto, secondo il gergo di mercato; dallai??i??altro spazi sociali da sgomberare perchAi?? non ne producono abbastanza. Il contratto di quartiere doveva riqualificare lai??i??autoparco comunale trasformandolo in una ludoteca, ricavandone spazi per servizi alla cittadinanza, una sala polifunzionale. Si aspetta da anni lai??i??agibilitAi?? per poterli consegnare al municipio. Quindi di fatto si tratta di una proprietAi?? comunale chiusa. Il Teatro Tenda si trova nellai??i??area del Parco Somaini. Oggi A? un altro spazio chiuso ed inutilizzabile senza lo sgombero delle macerie e dei rottami che insistono nellai??i??area. Lai??i??ex scuola Vespucci, occupata e poi sgomberata da 48 famiglie che avevano proposto un progetto di auto recupero dellai??i??immobile a spesa zero per il Comune. Oggi i locali sono vuoti e abbandonati. ai???Gli spazi sociali sono il tessuto vivo della cittAi?? ai??i?? si legge in un volantino distribuito durante la manifestazione ai??i?? Luoghi che resistono alla crisi attraversati da migliaia di persone. Luoghi che offrono unai??i??altra idea di cittAi??, di socialitAi??, di libertAi??, di servizi costruiti dal basso con il lavoro volontario e che spesso sono gratuiti o a prezzi popolari. Per questo ci sentiamo di gridare (che) non siamo a debito, ma siamo a creditoai???. Eai??i?? delle scorse settimane la notizia dellai??i??occupazione degli uffici del Dipartimento ai???Patrimonio, Sviluppo e Valorizzazioneai??? di Roma Capitale, esecutore materiale delle indicazioni contenute nella Delibera incriminata. A promuovere lai??i??azione, la rete degli spazi sociali romani estenuata dallai??i??impossibilitAi?? di interloquire con alcun membro dellai??i??amministrazione cittadina. Un atto che ha portato allai??i??incontro col Sub-Commissario al Patrimonio ed alla concessione di un nuovo incontro, in data da destinarsi, in cui tirare definitivamente le fila della situazione. http://www.fieradellest.it/centocelle-ha-celebrato-il-funerale-dei-beni-comuni/
Report Assemblea Cinema Palazzo e prox appuntamenti
La ricca e densa assemblea cittadina di venerdAi?? al Cinema Palazzo ha definitivamente confermato la volontAi?? e la necessitAi?? di aprire uno spazio politico, largo ed inclusivo, che nella campagna Roma Non Si Vende pretende trovare sia la sua sintesi che il suo trampolino di lancio. L’inconsueta ampiezza e partecipazione e i variegati interventi che per quantitAi?? e qualitAi?? si sono succeduti, restituiscono un quadro, importante quanto interessante, su quello che nei prossimi mesi potrebbe finalmente accadere nei territori e nel tessuto, vivo e sociale, di questa cittAi??. La ricerca di un linguaggio comune, la disponibilitAi?? al dialogo tra le tante realtAi?? che hanno preso parola e, soprattutto, la capacitAi?? di analizzare dettagliatamente la fase politica che Roma (e i suoi cittadini) sta subendo rappresenta il punto di forza e il motore di un’intelligenza collettiva che finalmente sta trovando la sua modalitAi?? di espressione. A partire dal disastroso equilibrio che si A? stabilito a Roma e dall’avanzata di un modello di governance mai visto prima A? stata espressa da tutti la volontAi?? di dare una risposta forte contro il pericoloso tentativo di riscrittura della vita della cittAi??, pianificato attraverso il Documento Unico di Programmazione (DUP) di Tronca. L’ampia convergenza alla data di mobilitazione del 19 Marzo Ai??Ai??Ai??Ai??Ai?? rappresenta una consistente vittoria politica sia nei termini di ri-acquisizione di una capacitAi?? di mobilitazione unitaria sia per l’attitudine di porsi immediatamente nell’ottica di una sfida costituente. Una sfida che ha l’ambizione di aprire nuovi spazi di decisionalitAi?? nei territori, di istituire nuove forme di autogoverno, di rompere la gabbia della coercizione imposta attraverso una processualitAi?? partecipativa e dal basso. Una sfida che ha l’ambizione di irrompere e condizionare il dibattito cittadino nella campagna politica delle amministrative di fine Maggio. Alla base del ragionamento tutti gli interventi hanno ribadito: 1.Ai??Ai??Ai?? L’individuazione del ricatto del debito pubblico (illegittimo) come elemento costitutivo della compressione di diritti sociali e dei lavoratori, dell’imposizione dei tagli lineari, della privatizzazione dei servizi e beni pubblici e dell’alienazione del patrimonio pubblico e piA? in generale dei processi di finanziarizzazione della cittAi??. 2.Ai??Ai??Ai??Ai??Ai?? La necessitAi?? di contrapporre a un sistema di pubblico che produce precarietAi??, segregazione sociale, corruzione e speculazione attraverso politiche che impongono il vincolo del patto di stabilitAi?? e il pareggio di bilancio, la spending review e il Salva Roma un’idea di pubblico che significa accessibile a tutti e per tutti, Ai??che A? comune, quindi, inalienabile e inappropriabile. 3.Ai??Ai?? La necessitAi?? di porre il problema dell’allocazione delle risorse collettive e della redistribuzione della ricchezza, contrapponendo a una spesa pubblica tossica utilizzata per finanziare grandi opere o eventi inutili (come le olimpiadi 2024 che comporteranno un ulteriore aumento del debito pubblico) o promuovere interventi militari per combattere guerre che storicamente hanno alimentato il terrorismo di oggi, una spesa pubblica che investe nella tutela dei beni comuni (e non nella loro privatizzazione), nell’edilizia residenziale pubblica (anzichAi?? svenderla), nell’economia solidale, a partire dalla destinazione di spazi o aree dismesse di proprietAi?? pubblica o abbandonate dal privato, e per un sistema di welfare universalistico. Per continuare a confrontarsi sulla giornata di mobilitazione del 19 Marzo, per continuare a ragionare su come trasformare la campagna Roma Non Si Vende in un processo permanente nei territori, invitiamo tutte le realtAi?? che hanno partecipato venerdAi?? al cinema palazzo ad un ulteriore momento di confronto per venerdAi?? 11 a casale falchetti alle ore 18.
#RomaNonSiVende: Appello per una mobilitazione cittadina per il 19 Marzo
Da mesi un nuovo equilibrio si A? stabilito a Roma. Un equilibrio che supera le istituzioni democratiche e applica attraverso la gestione prefettizia le ricette decise dal governo Renzi e dall’Europa. Il Dup (Documento unico di Programmazione) firmato da Tronca A? un concentrato di queste misure: imposizione di tagli lineari, privatizzazione dei servizi, alienazione del patrimonio pubblico sacrificando sull’altare del debito di Roma Capitale i beni, gli spazi e i servizi pubblici della cittAi??. Un documento che lascia pochi margini di manovra a chi si candida a governare Roma e poche speranze ai romani sempre piA? privati di servizi essenziali. Il Dup rappresenta bene la gabbia di una cittAi?? incastrata fra una politica istituzionale clientelare e corrotta incarnata dalle giunte degli ultimi anni, e la trappola dell’obbedienza cieca al patto di stabilitAi??. Una gabbia che non lascia spazio alla democrazia, ma che al contrario traduce la fase di eccezionalitAi??, iniziata con Gabrielli a seguito dello scandalo di Mafia Capitale, in fase di normalizzazione dell’era Tronca. Il risultato A? una cittAi?? governata da un gruppo di prefetti i quali, protetti dalla loro veste di “tecnici”, hanno il compito di applicare il principio di austeritAi?? senza se e senza ma, sancendo la prioritAi?? dei vincoli di bilancio rispetto alla garanzia dei diritti fondamentali. L’imposizione incondizionata di sacrifici imposti ai lavoratori ed alle lavoratrici delle aziende partecipate di Roma Capitale con il conseguente blocco della contrattazione, le minacce di inutili privatizzazioni con contestuale licenziamento di migliaia di lavoratori precari come nel caso di educatrici, maestre, lavoratori dell’accoglienza e dei canili comunali, il lavoro notturno non piA? retribuito, la negazione sia del riconoscimento della clausola di salvaguardia sociale che l’accesso alla cassa integrazione sono gli esempi piA? lampanti della pericolosa precipitazione della gestione Tronca. Tutti ciA? mentre nello stesso DUP si certifica una carenza di personale pari ad 8.000 unitAi?? e gli organi di stampa conducono una campagna denigratoria nei confronti dei lavoratori capitolini, ATAC ed AMA in primis, tacciandoli di “fannullaggine”. Ma siamo certi che la cittAi?? sia d’accordo con questa linea? E’ davvero inevitabile sacrificare servizi e diritti conquistati in anni di lotte, per gettare qualche moneta nel pozzo nero del debito di Roma? E questo debito, siamo sicuri sia davvero un dogma intoccabile? Tante realtAi?? diverse si stanno ponendo le stesse domande, alcune di queste si incrociano e si confrontano, altre non si conoscono ma scoprono di parlare la stessa lingua. Le centinaia di sfratti per morositAi?? incolpevole, le minacce di sgomberi per spazi romani, che colpiscono non solo centri sociali e le occupazioni abitative, ma associazioni, coworking, comitati, e tante altre micro-realtAi??, stanno suscitando una risposta che passa per partecipatissime assemblee, come quella ad Esc a fine gennaio, e come le ultime riunioni cittadine a casale Falchetti. Da questi momenti di confronto A? sempre piA? forte l’esigenza di mettersi su un piano della discussione globale, che sia in grado di leggere la complessitAi?? della sempre piA? drammatica situazione che la cittAi?? di Roma soffre. Sappiamo bene che gli attacchi ricevuti sono in totale continuitAi?? con i processi attivi sulla metropoli e, per questo, crediamo sia necessario imporre una svolta al pericoloso tentativo di “riscrittura” della nostra cittAi??. Una svolta che vede negli sgomberi e nei tagli dei servizi due facce della stessa medaglia. Una svolta che riguarda tutte e tutti: da chi fa politica attiva nei territori, a chi semplicemente si muove con i mezzi pubblici o manda i propri figli ai nidi comunali. In assenza totale di spazi di democrazia, il rischio di essere schiacciati da un “tallone di ferro” che impone la finanziarizzazione della metropoli A? una questione che deve essere affrontata collettivamente. C’A? bisogno di una risposta cittadina, ampia e partecipata, che possa aprire nuovi spazi decisionali e nuovi conflitti, contro la cappa prefettizia e giubilare e che dica chiaramente che #RomaNonSiVende. Tronca deve essere bloccato e l’emendamento del DUP e del bilancio di previsione di fine Marzo ribaltato. E’, a nostro avviso, necessaria una risposta visibile, che sfili nelle strade della capitale con tutte e tutti coloro che vogliono una Roma diversa, mentre Tronca e i suoi tecnici scorrono i tasti sulla calcolatrice della vendita delle nostre vite. Coscienti che un percorso di questa portata ha bisogno di ulteriori momenti di confronto dove auspichiamo continuino a convogliare le tante realtAi?? in lotta che fanno di Roma una cittAi?? che non si arrenderAi?? facilmente allai??i??arroganza della finanza e delle politiche economiche europee ed internazionali; per un percorso che non sia tra “addetti ai lavori”, ma nel quale ogni cittadino si senta coinvolto, per un percorso partecipato, espansivo e, soprattutto in divenire, promuoviamo tutti insieme gli spazi sociali, il sindacalismo di base e conflittuale, i movimenti per il diritto all’abitare, le cooperative sociali, le realtAi?? dei lavoratori autorganizzati, i comitati di quartiere una manifestazione cittadina per il 19 Marzo. PerchAi?? non vogliamo farci s-Troncare, ma vogliamo vivere in una cittAi?? in cui fioriscano i diritti! Il Dup S-Tronca Roma, stronchiamo il DUP insieme #RomaNonSiVende