
Peter Gelderloos - Come la nonviolenza protegge lo stato
Biblioteca anarchica - Wednesday, February 15, 2023Titolo: Come la nonviolenza protegge lo stato
Data: 2007
Note: Traduzione pubblicata a gennaio 2023
Per eventuali feedback, confronti o modifiche:
taro@anche.no
madkid000@yahoo.com
“E dicono che la bellezza sia nelle strade, ma quando mi guardo intorno sembra più una sconfitta”.
— Defiance, Ohio
Questo libro è dedicato a Sue Daniels (1960-2004), brillante ecologista, audace femminista, anarchica, e bellissimo e premuroso essere umano che ha cresciuto e sfidato tuttɜ coloro intorno a lei. Il suo coraggio e la sua saggezza continuano ad ispirarmi, e in questo modo il suo spirito rimane indomabile...
... e a Greg Michael (1961-2006), che ha incarnato la salute, intesa come interezza dell’essere e come instancabile ricerca contro i veleni del nostro mondo, anche nelle circostanze più malsane. Da un sacchetto di uvetta rubato dalla cucina della prigione al dispiegarsi della memoria sulla cima di una montagna, i doni che mi avete fatto sono un sollievo e un’arma, e resteranno con me finché l’ultima prigione non sarà un cumulo di macerie.
Un ringraziamento speciale a Megan, Patrick, Carl, Gopal e Sue D. per aver corretto le bozze e per avermi dato un feedback, e a Sue F., James, Iris, Marc, Edi, Alexander, Jessica, Esther e a tuttɜ coloro che sono venutɜ ai workshop per le preziose critiche che hanno dato vita a questa seconda edizione.
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Introduzione della versione italianaDopo 16 anni dalla sua pubblicazione siamo felici di poter divulgare la versione italiana di un libro che ha rappresentato, e continua a rappresentare, uno dei testi più intensi, completi e dettagliati sul dibattito violenza/nonviolenza. Un libro che crediamo che tutti i movimenti debbano dibattere: da quello per la liberazione animale a quello transfemminista, a quello per il clima e la liberazione della terra.
Ciò che vorremmo anticiparvi è che la critica del libro di Gelderloos non è rivolta alla nonviolenza di per sé. Crediamo che l’autodeterminazione sia essenziale e che la scelta individuale di scegliere una tattica anziché un’altra non sia opinabile; ogni persona ha una propria vita, un proprio background, delle proprie paure e corre dei propri rischi. Ogni persona è unica. Quella che noi (incluso Gelderloos) critichiamo è la versione patologica e dogmatica della nonviolenza. Ma cosa intendiamo con “versione patologica”? Con questo termine ci riferiamo a quel tipo di dialettica che si ostina a dipingere la nonviolenza come l’unico metodo – o quello più efficace – per raggiungere un obiettivo, indipendentemente dalla situazione. Significa adottare un atteggiamento che tenda ad ignorare e/o a dimenticare le vittorie e le sconfitte nella storia dei movimenti di liberazione; significa mistificare ed idolatrare esponenti nonviolenti come Martin Luther King, spesso citato eliminando le parti più radicali di molti dei suoi discorsi così da far emergere solo una parte di essi, quella più pacifista; significa definirsi “nonviolentɜ” come se questa fosse un’identità, un modo dogmatico di vedere quella che non è altro che una tattica; ed infine significa osteggiare ed emarginare coloro che non si conformano al dogma.
D’altra parte ci teniamo a chiarire che la nostra non è un’apologia alla violenza (a patto di riuscire davvero a definire cosa sia la violenza). Noi sosteniamo un approccio pluralistico e diversificato, una pluralità di tattiche che vadano scelte in base alla situazione in maniera strategica, sfruttando mezzi che siano coerenti con i fini, e non in maniera dogmatica ed autoritaria. Potremmo semplicemente asserire di essere contro il dogmatismo della nonviolenza e contro le falsità storiche divulgate da chi la supporta. La resistenza armata (quella che da alcune persone potrebbe essere definita come “violenta”) è stata – e rimane – un mezzo di liberazione per molte classi oppresse, l’unico mezzo che è stato in grado di far sentire minacciati gli oppressori, qualunque forma essi abbiano preso nella storia.
In questo libro troverete citazioni a dossier federali, articoli, interviste, saggi politici ma soprattutto leggerete una peculiare analisi dei movimenti di liberazione, anche nelle sue sfaccettature nonviolente. Di fatti Gelderloos, seppur mantenendo la sua ferma posizione in merito, riesce ad esaminare ogni aspetto della lotta in modo lucido e non di parte.
Con questa traduzione speriamo di dare il nostro contributo per ricollocare il ruolo che la resistenza “violenta” ha avuto (e continua ad avere) per le classi oppresse e smontare il pensiero infondato secondo cui possa esistere una tattica unica, che questa sia la violenza o la nonviolenza.
Ci auspichiamo di aprire un dibattito costruttivo e critico, ma che sarà difficilmente realizzabile se l’individuo non è disposto a mettersi in discussione. L’autocritica rimane indubbiamente la chiave per sviluppare dibattiti sani che vadano a costruire e non a distruggere.
Per finire, ci teniamo a fare un paio di precisazioni sull’autore e sul testo, che per forze linguistiche differisce dall’originale:
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Innanzitutto, nel corso degli anni, l’autore ha pubblicato due testi non costruttivi contro il veganismo e le persone vegane. Noi prendiamo le distanze da queste posizioni che riteniamo superficiali ed infondate, riconoscendo comunque il grande lavoro relativo alla nonviolenza che Gelderloos ha portato avanti in questo tempo;
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al fine di ottenere un tipo di linguaggio più inclusivo è stato deciso di adottare l’utilizzo della schwa, sia nella versione singolare (ə) che in quella plurale (ɜ). Dove impossibilitatɜ a neutralizzare il genere negli aggettivi plurali, li abbiamo coniugati al femminile (es. sostenitori diventa sostenitrici; anarchici diventa anarchichɜ). Tuttavia, in varie parti del testo abbiamo ritenuto fosse meglio lasciare il plurale maschile per evidenziare la predominanza di uomini cis in un determinato gruppo storico (es. soldati nazisti);
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il termine people of color è stato sostituito dal termine persone razzializzate, in modo da non dimenticarci l’origine esterna del razzismo;
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non è stato possibile trovare la traduzione italiana per ogni risorsa riportata a piè di pagina, per cui molte fonti sono rimaste in lingua originale;
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alcuni link a siti web potrebbero non essere più attivi;
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la parola “stato” (intesa come istituzione) è stata lasciata in minuscolo spontaneamente, così, come beffa.
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