Honduras: Un’altra volta alle urne?

Comitato Carlos Fonseca - Friday, June 6, 2025

Melissa Cardoza

La democrazia honduregna così come è conosciuta ora si è riaperta in un periodo terribile, perché fu negli anni ’80 che le sparizioni forzate ebbero il loro momento di massimo splendore, e l’allora generale delle Forze Armate, l’indimenticabile Álvarez Martínez, e la sua comparsa istituzionale, era colui che portava, insieme a politici e imprenditori, un’agenda di repressione e morte che ha segnato la recente storia del paese.

Da allora il racconto della democrazia non ha fatto altro che crescere da tutte le parti, come l’unica soluzione alla disgrazia che il sistema capitalista e patriarcale ha installato in questo paesello dove una soffoca di calore e morte.

Una cosa certa è che, e mi rimetto alle prove, la democrazia honduregna oltre a rafforzare i partiti, far arrivare in alto personaggi unici, arricchire funzionari di istituzioni che nemmeno si sa a cosa servano, non solo quelli dei governi che si alternano ma di tutti i tipi come quelle strutture elettorali che i tre partiti condividono con grazia finanziaria. Oltre a favorire imprese, crimine organizzato e le medesime famiglie ricche di sempre, oggi più ricche, la democrazia non è servita a niente alla gente comune, semplice, povera da non poter più vivere qui e che rappresenta il 70% del totale della popolazione.

Ma il racconto è così ben organizzato che la gente comune, come quella che cita il sondaggio d’opinione dell’ERIC 1), dice di non aver fiducia nei partiti politici, ma l’80% dichiara che andrà a votare. È una contraddizione, è un paradosso o pura disperazione? Spinta da una situazione economica disperata dove impera la disoccupazione, la fame e la mancanza di tutto, è chiaro che l’unica cosa che si presenta come soluzione, amplificata dai media, dalle chiese, dalle scuole, è la democrazia. Sembrerebbe che se non votiamo cadremo in un abisso senza fondo di autoritarismo e morte, cioè come già viviamo, ma le promesse dell’inferno non si distribuiscono solo nelle chiese, nei pulpiti elettorali, ci minacciano anche che potremo stare ancora peggio se non li votiamo, e le minacce ai popoli sempre terrorizzati, funzionano.

In realtà in Honduras c’è una grande calamità politica, con movimenti sociali che si sono trasformati in succursali del partito al potere e dirigenti che hanno deciso di allontanarsi dalla gente e di migliorare la proprie vite personali, e basta. I progetti che sono offerti alla popolazione sono vuoti, sono parole d’ordine, visi di persone che secondo quanto dicono rappresentano il meglio del paese e per il paese, ma quando una li vede non assomigliano a quasi nessuno di quelli che realmente sostengono l’Honduras e che ancora riescono a non farlo rompere in più frammenti sinistri.

Le iniziative autonome resistono, è vero, e continuano a segnare le rotte di quanto è degnamente possibile, si scontrano con la ferocia della repressione che non se ne è mai andata da questo territorio nonostante che con l’uscita dalla narcodittatura si disse che tutto sarebbe stato pace e sicurezza. Una cosa certa è che se una non entra nella proposta del governo progressista, una diventa parte della popolazione nemica che deve essere controllata, deve essere silenziata. La cultura politica che qui si è andati cucinando e credo, che noi che abbiamo lavorato nelle ONG abbiamo collaborato con questo terribile ruolo, che è addomesticare l’opinione della gente affinché abbia, almeno un poco, il meno peggio, il possibile, che è la filosofia del pragmatismo conservatore e rassegnato.

C’è una grande necessità di dare forza a pensieri critici e pratiche coerenti perché sempre ce ne sarà bisogno, non è casuale che il movimento per l’educazione popolare che ci fu in un altro tempo si sia estinto o fu sedotto dal potere statale, le scuole che rimangono molte volte si riducono alle analisi delle lotte identitarie come le femministe, contadine e quelle della comunità lgbtqi. Anche se già spuntano altre esperienze che si stanno muovendo, e che cercano di intendere la complessità della realtà. Di nuovo la sfida è come mettere insieme i pensieri che rendono impossibile dividere la sovranità alimentare dei popoli Indigeni, la medicina naturale e l’autonomia del corpo e il desiderio.

Le ed i politici di mestiere sono molto vicini al denaro e lontani dai popoli, gli si avvicinano per i voti, per questo tempo in cui tornano a chiamarci alle urne e in cui vengono usati per questo milioni degli stanziamenti dei miserabili, la gente si diverte alla visita della candidata o del candidato, sempre così simpatici e belli. Ma ritornano alle proprie case, senza che siano risolte le situazioni fondamentali vitali. Non è che una non veda se migliorano una strada o mettono la luce elettrica in un villaggio, il fatto è che parliamo delle situazioni importanti che fanno sì che sopravviva un popolo o sia sterminato, di non poter aspettare e, certamente, che deve essere per tutta la gente e non solo quelli vicini. Non è per niente che la gente continua a fuggire da qui per vedere se corrompendo un poliziotto messicano viene lasciato passare la frontiera, o sia nascosto da care persone conosciute, sveglie e angosciate, per passare la notte scappando da qui e vedere se dall’altra parte si può vivere.

Noi che ancora abbiamo un lavoro e l’acqua una volta alla settimana vediamo arrivare il disastro e dobbiamo domandarci se venderemo l’ultima delle nostre scommesse etiche per il bene comune ed entriamo in una proposta seria con le altre e gli altri; o se cercheremo di accumulare qualcosa per i tempi peggiori in famiglia e tra amici, che sono anche il circolo che il sistema ci segnala come l’unico legittimo. La verità è che per quanto ci rinchiudiamo in casa o nella cerchia degli amici, la violenza che impera in questa situazione sempre ci raggiungerà.

Non sono momenti facili per pensare il mondo, ma sono urgenti.

1) Il Sondaggio d’Opinione è uno strumento che usa il Gruppo di Riflessione e Indagine della Compagnia di Gesù in Honduras (ERIC), per conoscere questo, opinioni della gente su quanto accade politicamente e socialmente nel paese. Una indagine che rende conto su dove va l’opinione pubblica popolare.

3 giugno 2025

Desinformémonos

Traduzione del Comitato Carlos Fonseca: Melissa Cardoza, ¿A las urnas otra vez?”, pubblicato il 03-06-2025 in Desinformémonos, su [https://desinformemonos.org/a-las-urnas-otra-vez/] ultimo accesso 06-06-2025.