Intelligenza artificiale e la scelta delle aziende: il 27% è pronto a investire ma i rischi preoccupano

Lavoratrici e Lavoratori Aci Informatica - Monday, August 18, 2025

(Fonte) Marta Casadei – 11 agosto 2025

L’Italia è ancora lontana dai target europei sulla digitalizzazione: solo l’8,2% delle imprese con almeno 10 addetti usa strumenti di intelligenza artificiale (IA), e il sistema startup resta poco sviluppato (solo 9 unicorni, cioè aziende che hanno raggiunto una valutazione di mercato di un miliardo).

L’identikit di chi investe
Secondo un’indagine condotta dal Centro Studi Guglielmo Tagliacarne su un campione di 4.500 imprese manifatturiere e dei servizi, un’impresa su quattro (26,8%) prevede di investire in IA entro il 2029, anche se oggi solo il 7% lo fa stabilmente. La crescita dell’interesse è trainata da grandi realtà imprenditoriali (45,7%) e quelle guidate dai giovani (31%) e sembra essere una priorità più per le imprese della manifattura che per quelle che operano nei servizi. Nel dettaglio, le imprese creative sono quelle con la percentuale più alta di propensione all’investimento (61 imprese su 100), seguite da settori del knowledge intensive business services (consulenza, ricerca & sviluppo, con una percentuale di oltre il 53%) e della chimica-farmaceutica, gomma e plastica (38,5%). Sul fronte opposto, e quindi quello dei settori meno attivi, ci sono trasporto e magazzinaggio e turismo e ristorazione (17,7% entrambi).

A cosa puntano le imprese
Il focus principale delle imprese (per il 37%) è sull’aumento della produttività, ed effettivamente viene registrato un +12% per chi già usa l’IA, +19% per le imprese medio-grandi (50-499 addetti).
C’è poi un impatto potenziale positivo anche sull’export: si prevede la probabilità di registrare un aumento di export del 10% per le aziende che utilizzano l’IA (+17% per le PMI).
Tra le altre motivazioni spiccano l’automatizzazione e ottimizzazione dei processi produttivi e decisionali, nonché delle strategie di marketing e di presenza sui mercati esteri.
Solo l’8,5% delle imprese mira a usare l’IA per creare nuove attività, mentre la maggioranza punta a migliorare l’esistente, spesso con tecnologie “standard”, non personalizzate e a basso costo iniziale.

I timori
L’81,6% delle imprese che prevedono di fare uso dell’intelligenza artificiale si dice preoccupata dai potenziali rischi connessi all’utilizzo dell’intelligenza artificiale:

  • il 47,5% delle imprese è turbata dalle potenziali ricadute in termini di sicurezza informatica e di privacy,
  • il 33% dall’inaffidabilità dei dati e delle informazioni fornite da questi strumenti
  • il 30,5% dalla riduzione delle relazioni umane all’interno dell’azienda
  • il 19% dalla possibile violazione della proprietà intellettuale
  • il 17 ,9% dalla difficoltà a individuare responsabilità legali 

La geografia
I dati ripropongono la consueta dicotomia Nord vs Sud: il Nord-Est è l’area più attiva (28%), seguito da Nord-Ovest (27,4%), Centro (27%) e Sud-Isole (24%). Tuttavia, il Mezzogiorno, pur partendo in ritardo, potrebbe recuperare terreno grazie ai bassi costi di ingresso dell’IA.

Impatto occupazionale
Il 32,7% delle imprese italiane (32,7%) crede che l’intelligenza artificiale possa portare a un calo occupazionale, mentre appena l’8,4% ne prevede un incremento, in particolar modo per far fronte al bisogno di nuove professionalità: il 29,6%  delle imprese prevede infatti anche un aumento della formazione delle lavoratrici e dei lavoratori e il 13,2% un incremento delle possibilità di carriera.

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