
Cosa ci insegna l’interdizione estiva del mare di Murtas
A FORAS - Monday, August 25, 2025A partire da ferragosto, e sino al 20 settembre, l’ampio spazio di mare antistante la spiaggia di Murtas, nelle vicinanze del Poligono di Quirra, è interdetto alla navigazione.
L’interdizione è dovuta alle operazioni di recupero di due missili finiti in mare durante le attività di addestramento avvenute in primavera. Sono un missile Stinger e un missile Aster, quest’ultimo a quanto pare inesploso. Il costo di questi missili supera i due milioni di euro.
Cosa ci insegna questa vicenda?
L’INSUFFICIENZA DEGLI ACCORDI STATO-REGIONE DEL 2017
Punto qualificante di questi accordi era la sospensione delle esercitazioni a fuoco durante il periodo dal 1 giugno al 30 settembre. Questo vuole dire che comunque i militari possono arbitrariamente interdire l’uso di terra, aria e mare sardi per svolgere attività che non prevedono l’uso di munizioni.
È così che viene bloccato il mare davanti a Murtas, ed è così che per buona parte dell’estate sono stati bloccati gli spazi aerei della Sardegna occidentale, per consentire i voli continui di jet militari dalla base di Decimomannu.
GLI EFFETTI DEI BOMBARDAMENTI NON SI ESAURISCONO CON LE ESERCITAZIONI
È inutile fermare le esercitazioni a fuoco solamente d’estate perché gli effetti dei bombardamenti si verificano anche sul medio e lungo periodo. In effetti, i militari stanno interpretando l’estate come periodo di pausa tattica nei bombardamenti a proprio uso e consumo.
Così un missile inesploso lanciato sul mare di Murtas a maggio viene recuperato tra agosto e settembre (perché non a ottobre allora? Perchè da ottobre si tornerà a sparare). L’inquinamento verificato a gennaio a Teulada viene rivelato solo a luglio (perché non subito in febbraio? Perchè si doveva continuare a sparare). 70 anni di occupazione militare non si possono certo risolvere con una pausa di tre mesi all’anno nei bombardamenti.
L’ECONOMIA DI GUERRA È UNA PURA E SEMPLICE FOLLIA
Un missile Aster costa 2 milioni di euro. Che durante tutta la stagione invernale si passi il tempo a lanciare milioni di euro contro il mare, mentre si sostiene che non vi siano soldi per i servizi essenziali alla popolazione, è una follia e uno sfregio. Ma questa è l’economia militare: uno spreco di immani quantità di risorse tolte ad usi più produttivi per farle esplodere e finire letteralmente in fumo, macerie, morti ammazzati ed ecosistemi devastati. Questo senza considerare gli scopi ultimi di questa follia, che ci riportano al genocidio in Palestina, agli orrori di Ucraina, Sudan, Yemen, Myanmar, al progressivo disfacimento del concetto stesso di democrazia in atto qui, ora, con la scusa della mobilitazione bellica.
CHIUSURA, BONIFICA, RISARCIMENTO, RESTITUZIONE
L’unica soluzione per 70 anni di violenza e occupazione militare è la dismissione dei poligoni militari, la bonifica dei territori devastati da decenni di bombardamenti, il risarcimento alle comunità per il mancato sviluppo, l’inquinamento e la violenza cui sono state sottoposte, la restituzione definitiva alla popolazione.